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Promemoria primo messaggio :

Guardando i filmati consigliati da Michele131cl su Oler Togni la mia attenzione è stata attratta da quelle povere vetture distrutte in numeri inverosimili.....il mio pensiero è andato al momento in cui quelle auto da nuove sono entrate in qualche famiglia facendone la felicità! Possibile che poi abbiano fatto una così misera fine anche se molto teatrale? Così mi è tornata in mente anche la 124 di Rama, abbandonata in un cascinale in stato di completo abbandono....è sfuggita agli spettacoli di Oler Togni ma l'attendeva un destino alquanto beffardo: lasciata ferma a marcire. Però è arrivata una persona che con amorevole cura si è presa cura di lei è forse ha saputo guardarla con gli stessi occhi del primo proprietario il giorno in cui l'ha presentata a casa alla sua famigliola. Son cose che fanno riflettere

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Gorgonzola, una Fiat 1300 salvata dai ragazzi dell’Accademia





[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]   © SE Poligrafici(wc)|ANSA-LOCAL|e5d43c14fb16db6d341b41b6b93d0997  
Gorgonzola (Milano) -  La Fiat 1300 vintage donata alla Polizia di Stato da un privato e strappata alla rottamazione, la restaurano gli studenti di Accademia Formativa Martesana. Ora è tornata al suo antico splendore, e fa bella mostra di sé, ridipinta nell’amatissimo colore grigioverde, fra i mezzi storici dell’Autocentro della Polizia a Milano.
Un’auto di rango: negli anni Sessanta, l’auto della media borghesia e del benessere, dalle linee morbide dell’americana Chevrolet Corvair. La consegna ufficiale della vettura, già a Milano da alcune settimane, l’altra mattina, nel corso delle celebrazioni per la Festa della Polizia. Presenti, per la scuola gorgonzolese, il direttore Carlo Zanoni, l’insegnante Giampiero Dio e due rappresentanti degli studenti. Il progetto Fiat 1300 è stato lungo e impegnativo, la rinascita dell’autovettura si è compiuta nelle officine della storica scuola di formazione professionale dove, al tradizionale corso per carrozzieri, è abbinato un percorso per restauro d’auto d’epoca. Un’impresa a più firme: la donazione alla Polizia, gli spazi e le professionalità messe in campo dalla scuola, i fondi raccolti da alcuni storici club lombardi di appassionati di auto d’antan. Deus ex machina, a scuola, dell’intera operazione, il docente responsabile della carrozzeria Giampiero Dio: "Era il 2020 - racconta - quando fui contattato da un collezionista, Giancarlo Poli, e da Claudio Montagni della Polizia, che mi sottoposero il caso di questa macchina: una Fiat 1300 bianca che andava, sostanzialmente, restaurata e trasformata in una replica della 1300 grigioverde della Polizia di Stato in uso negli anni Sessanta. Ne parlai con il direttore Carlo Zanoni, e di qui è partito il progetto, che si è snodato su un intero ciclo scolastico e ha coinvolto non solo gli studenti riparatori d’autoveicolo, ma anche, per la propria competenza, docenti e studenti di altri corsi".
Lavoro lungo e complesso: "L’impegno e l’entusiasmo dei ragazzi sono stati la migliore ricompensa". Apprezzamento per il lavoro compiuto nell’officina scolastica gorgonzolese da parte del direttore dell’Autocentro della Polizia, Pierpaolo Talani: "Ci è stato restituito un pezzo della nostra storia. L’auto è splendida, la impiegheremo in rievocazioni e raduni". Sull’esperienza anche un volume, edito dalla scuola: "Siamo orgogliosi per molti motivi - così il direttore Carlo Zanoni - . Per aver avuto l’onore di collaborare con la Polizia. Per aver dato ai ragazzi un’opportunità particolare, quella di lavorare non su un rottame, ma su una vettura di pregio. E per aver contribuito al restauro di un’auto che racconta gli anni d’oro dell’industria automobilistica italiana. Gli anni in cui, per inciso, questa scuola iniziava l’attività".


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michele131cl ha scritto:

Gorgonzola, una Fiat 1300 salvata dai ragazzi dell’Accademia





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Gorgonzola (Milano) -  La Fiat 1300 vintage donata alla Polizia di Stato da un privato e strappata alla rottamazione, la restaurano gli studenti di Accademia Formativa Martesana. Ora è tornata al suo antico splendore, e fa bella mostra di sé, ridipinta nell’amatissimo colore grigioverde, fra i mezzi storici dell’Autocentro della Polizia a Milano.
Un’auto di rango: negli anni Sessanta, l’auto della media borghesia e del benessere, dalle linee morbide dell’americana Chevrolet Corvair. La consegna ufficiale della vettura, già a Milano da alcune settimane, l’altra mattina, nel corso delle celebrazioni per la Festa della Polizia. Presenti, per la scuola gorgonzolese, il direttore Carlo Zanoni, l’insegnante Giampiero Dio e due rappresentanti degli studenti. Il progetto Fiat 1300 è stato lungo e impegnativo, la rinascita dell’autovettura si è compiuta nelle officine della storica scuola di formazione professionale dove, al tradizionale corso per carrozzieri, è abbinato un percorso per restauro d’auto d’epoca. Un’impresa a più firme: la donazione alla Polizia, gli spazi e le professionalità messe in campo dalla scuola, i fondi raccolti da alcuni storici club lombardi di appassionati di auto d’antan. Deus ex machina, a scuola, dell’intera operazione, il docente responsabile della carrozzeria Giampiero Dio: "Era il 2020 - racconta - quando fui contattato da un collezionista, Giancarlo Poli, e da Claudio Montagni della Polizia, che mi sottoposero il caso di questa macchina: una Fiat 1300 bianca che andava, sostanzialmente, restaurata e trasformata in una replica della 1300 grigioverde della Polizia di Stato in uso negli anni Sessanta. Ne parlai con il direttore Carlo Zanoni, e di qui è partito il progetto, che si è snodato su un intero ciclo scolastico e ha coinvolto non solo gli studenti riparatori d’autoveicolo, ma anche, per la propria competenza, docenti e studenti di altri corsi".
Lavoro lungo e complesso: "L’impegno e l’entusiasmo dei ragazzi sono stati la migliore ricompensa". Apprezzamento per il lavoro compiuto nell’officina scolastica gorgonzolese da parte del direttore dell’Autocentro della Polizia, Pierpaolo Talani: "Ci è stato restituito un pezzo della nostra storia. L’auto è splendida, la impiegheremo in rievocazioni e raduni". Sull’esperienza anche un volume, edito dalla scuola: "Siamo orgogliosi per molti motivi - così il direttore Carlo Zanoni - . Per aver avuto l’onore di collaborare con la Polizia. Per aver dato ai ragazzi un’opportunità particolare, quella di lavorare non su un rottame, ma su una vettura di pregio. E per aver contribuito al restauro di un’auto che racconta gli anni d’oro dell’industria automobilistica italiana. Gli anni in cui, per inciso, questa scuola iniziava l’attività".


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Bella storia, grazie per averla condivisa

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... è bello vedere questi giovani ragazzi salvare un auto che fa parte della storia dell' Italia. Cosi forse si impara la passione per le auto storiche.

Peccato che non c'è una foto dell'auto a fine dell' restauro

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Calabria
La stupenda Fiat 500 d’epoca del Comune di Serrastretta







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In tempi in cui moltissimi municipi scelgono veicoli elettrici o comunque elettrificati, anche solo per questioni d’immagine, il Comune di Serrastretta, nel catanzarese, va in controtendenza e rispolvera una splendida Fiat 500 storica in suo possesso. Peraltro, con l’originale targa quadrotta nera dai caratteri bianchi, vero e proprio feticcio per gli appassionati di automobilismo d’epoca.   
La cerimonia. Il simbolo della motorizzazione italiana, a più di 65 anni dal suo debutto sul mercato (avvenuto il 4 luglio del 1957) ha preso ora servizio nel piccolo borgo del Sud, peraltro conosciuto dagli appassionati di motori come cornice dello Slalom del Monte Condrò. L’auto, presentata lo scorso 6 agosto alla popolazione locale, è stata per l’occasione sottoposta a un adeguato restauro, come le immagini che pubblichiamo sembrano confermare. A renderle onore non sono mancati altri Cinquini d’antan, giunti nel paese anche per festeggiare i 10 anni del Coordinamento di Serrastretta del Fiat 500 Club Italia.


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Ho fatto una settimana di vacanza in Sicilia da un mio amico e girando parecchio la zona ho notato quante storiche lì siano ancora in uso quotidiano.
Questo mi ha portato a una riflessione, da una parte auto da noi diventate rare in quelle zone sono più comuni ma spesso sono usate come muli da soma e ridotte in pessime condizioni, alla fine nel centro-nord se ne vedono poche ma restaurate e tenute da amatori, è un discorso di qualità contro quantità.

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Recupero auto d’epoca: Fiat Ritmo, una storia avvolta nel mistero

Il secondo episodio dedicato agli eccezionali recuperi di auto d’epoca fatti da Marco Bellotti: quella che vi raccontiamo oggi è una storia davvero fantastica

6Cresciuta nel paese della Moto Guzzi, coltiva la passione per i motori e trasforma l’amore per la scrittura in lavoro, diventando Web Content Editor esperta settore automotive.


[*]Oggi pubblico il secondo episodio delle interviste a Marco Bellotti, giovane architetto toscano che lavora e vive a Milano e che ha una grandissima passione, non proprio comune ai suoi coetanei: quella delle auto d’epoca.
Il suo primo racconto emozionante lo abbiamo pubblicato la scorsa settimana, e oggi ci ritroviamo con una nuova e avvincente storia, avvolta nel mistero.
In genere, come lui stesso ci ha confidato, i suoi ritrovamenti accadono in circostanze insolite e la grande missione di Marco – che mette tutto il cuore in quello che fa – è donare nuova vita alle vetture storiche che trova.

Lui (lo avevamo già incontrato tempo fa, è uno dei collezionisti più giovani in Italia) le auto d’epoca le rimette in strada, pronte per essere guidate, molto spesso dopo decenni di abbandono. Quella che vedete oggi è una nuova incredibile storia, legata al ritrovamento misterioso di una vecchia Fiat Ritmo e di un’altra creatura, a dir poco unica.
Ti ho seguito sui social e ho visto che quest’estate hai fatto dei recuperi molto interessanti
Si quest’estate sono stati due i recuperi da sogno, tra l’altro uno concatenato all’altro: il primo salvataggio mi ha portato alla scoperta di un’altra vettura.
Sono riuscito a salvare una Fiat Ritmo 1.7 D del 1983 che ha una storia assurda, abbandonata dai proprietari nel 1989 all’interno del giardino di una villa. I padroni – per circostanze misteriose – sono scappati da un giorno all’altro per andare in Cile, lasciando per sempre l’Italia. Hanno lasciato la villa com’era, con tutti i beni all’interno, e anche la macchina è rimasta sotto il portico. In giardino sono rimaste anche la roulotte e la barca.
Quando venivo dai miei nonni a Milano vedevo la Ritmo sempre più impolverata e pian piano ricoperta dall’edera ovviamente incolta, una situazione che mi ha sempre affascinato. Si tratta di una storia famosa, molto conosciuta in zona e finita più volte anche sui giornali locali. Il giardino negli anni è diventato una foresta. La macchina nel frattempo era diventata nota, era venuto anche il Ritmo Club Italia a vederla da fuori; si tratta di una variante anche abbastanza rara, alimentata a diesel.
È una versione base, una volta la più economica, e oggi una delle più ricercate… nessuno aveva mai trovato queste persone in Sudamerica, allora io ho iniziato a fare delle ricerche e sono risalito ai nomi dei proprietari di questa villa e dell’auto. Ho scritto loro sui social, per quattro anni ho mandato messaggi senza mai ricevere risposta. So che il Comune mandava loro lettere in cui richiedeva di sgomberare l’area dai rifiuti, visto che la roulotte era diventata la casa di un senzatetto.
A un certo punto sono state murate le finestre e le porte della villa, la situazione non era per niente piacevole per gli abitanti della zona, anzi, anche pericolosa. Io sono riuscito a trovare uno degli eredi di questa famiglia e finalmente dopo 4 anni di messaggi non risposti, la donna si è fatta sentire, ma poi è nuovamente sparita.
Poco tempo fa, un giorno qualunque, la famiglia mi ha fatto chiamare dal legale, volevano capire che intenzioni avessi. Ho spiegato che volevo solo salvare la loro macchina e mi hanno permesso di violare la proprietà privata dopo anni e anni, per prendere la Ritmo. Ho approfittato per fare una pulizia generale del il giardino, il viale era sommerso dall’erba molto alta e ho scoperto che la macchina era stata usata dal senzatetto come bidone della spazzatura. Al suo interno infatti c’era di tutto, l’ho svuotata con la pala da neve e ho riempito molti sacchi grossi di rifiuti.

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Fonte: Marco BellottiLavaggio della Fiat Ritmo da parte di Marco
La macchina era salvabile perché era sempre stata sotto il portico, prendeva solo acqua davanti, ma bastava cambiare il cofano, che negli anni è marcito. Il pezzo l’ho comprato proprio oggi. Un’auto splendida, quasi del tutto sana e con pochi chilometri percorsi. Abbandonata senza targa e senza documenti, la targherò io di nuovo e la rimetterò su strada come auto d’epoca.
Poi la cosa è andata avanti, con una persona di questa famiglia è nato un rapporto di amicizia; è appena tornata in Italia dopo tantissimi anni, io mi sono occupato di tutta la pulizia del giardino e mi impegnerò anche per lo smaltimento della roulotte. Siamo arrivati a un accordo: la donna vuole entrare con me in casa, quindi la faremo smurare… e mi ha promesso anche degli oggetti che ci sono dentro.
Una storia unica e meravigliosa da raccontare, la Ritmo è già dal meccanico in Toscana. Sarà un lavoro molto lungo, poi al momento ora ci sono altre auto su cui intervenire prima, più facili. Io intanto sto prendendo tutti i pezzi che mancano.
E il ritrovamento concatenato di cui mi accennavi?
Esatto, mentre salvavo questa Ritmo mi si è avvicinato un signore curioso. Mi ha chiesto cosa stessimo facendo e gli spiegato dell’auto abbandonata. Allora mi ha svelato di avere anche lui una vettura abbandonata nella villa del suocero, da tempo ferma sotto un telo. Gli ho detto che sapevo della sua presenza, perché la vedevo sempre coperta e non sapevo cosa ci fosse sotto. Mi ha confidato che si trattava di una DAF coupé: sono rimasto allibito.

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Fonte: Marco BellottiIl ritrovamento della storica DAF Coupé
Innanzitutto le DAF sono pochissime e rarissime oggi, un modello coupé poi, sono praticamente inesistenti, quindi non credevo alle mie orecchie, volevo vederla a tutti i costi. Ho attraversato immediatamente la strada con il signore e ho trovato davvero una DAF 66 1.3 Coupé uniproprietario del 1974. Non solo: era pure la Marathon, versione sportiva e potente all’epoca, proprio un unicorno. È rossa con strisce argento ai lati, targata Milano con logo Marathon, conservata alla perfezione.
Ce l’avevi a due passi da casa e non lo sapevi…
È forse la macchina più rara della mia collezione ed era proprio vicino alla mia casa di Milano: la volevo a tutti i costi, quindi ho chiesto subito di vendermela. Giuro che non ci credevo. Dopo un’importante opera di convincimento sono riuscito a portare a casa anche lei.
Oggi Marco ci racconta anche che la villa è stata completamente pulita…
Ho trovato un’impresa di giardinaggio che ha fatto questa mega pulizia della “foresta”. Poi grazie al Comune ho organizzato lo sgombero di tutti i rifiuti che erano rimasti nella proprietà, quindi ogni promessa è stata mantenuta, al momento. Oggi la villa è davvero bella pulita, come si vede nelle foto.

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Fonte: Marco BellottiLa villa e la roulotte prima della pulizia

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Fonte: Marco BellottiLa villa e la roulotte dopo la pulizia di Marco
Abbiamo recuperato anche la roulotte, che nei prossimi giorni verrà caricata su un carro attrezzi e andrà a una persona a cui abbiamo deciso di regalarla. Diventerà il capanno degli attrezzi nel suo terreno, quindi avrà una seconda vita anche lei, anche se non su strada.
Restate connessi perché leggerete presto altri affascinanti racconti che Marco ha in serbo per noi… intanto potete seguirlo sul suo profilo Instagram.

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Fonte: Marco Bellotti   Il ritrovamento di una Fiat Ritmo abbandonata nella villa dal 1989  





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E' proprio vero che il mondo è bello perchè vario: tutta stà fatica per un'auto dove il costo per il restauro e la messa su strada (con targa nuova che è un cazzotto in un occhio) supera largamente il valore dell'auto stessa, un pò meglio la situazione della DAF coupè, per lo meno ha ancora le targhe originali ....

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Ritrovata una 600 Multipla di Fissore

Il nostro lettore Marcello Barretta tempo fa ci aveva già segnalato un suo ritrovamento nel Centro Italia. Più recentemente ha scoperto un'altra storica, una Fiat 600 Multipla di Fissore

Proprio così, Marcello nella primavera del 2018 ci aveva mandato le foto che documentavano il rinvenimento di una Fiat 1400 Diesel del 1953, nientemeno che in un rifugio antiatomico di Chieti. Qualche mese fa, invece, ha scoperto una rara Fiat 600 Multipla di Fissore, una fuoriserie che reinterpretava il concetto rivoluzionario della piccola monovolume torinese.

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SABRINA FISSORE 600


Chiamatela per nome.L'oggetto del nuovo ritrovamento è una Fiat 600 Multipla immatricolata nel 1963. Ma non si tratta del modello di serie, che già sarebbe un bel colpo, viste le quotazioni ormai raggiunte dalla monovolume torinese ante litteram. La Multipla in questione è ben più rara e porta un nome di donna: si tratta della Sabrina, edizione riveduta e corretta della 600 Multipla di Fissore, carrozziere di Savigliano (CN).
Bella lavanderina.Questa 600 Multipla di Fissore era destinata ai trasporti e consegne della lavanderia del proprietario, che forse voleva farsi riconoscere dalla clientela e pertanto era stato disposto a spendere di più per garantirsi un mezzo che non passava inosservato. Il ritrovamento è avvenuto in quel di Avezzano, in Abruzzo. Ci sono voluti un paio d'anni di tentativi per convincere il proprietario a far entrare Marcello nel capannone per vedere l'auto e fare un'offerta per l'acquisto.
Eppur si muove. La 600 Multipla di Fissore si trovava in quella vecchia officina abbandonata fin dal 1993, e le condizioni della carrozzeria e le gomme completamente sgonfie al momento del ritrovamento lo evidenziano. La macchina però era completa dei suoi documenti e delle prime targhe e non era mai stata radiata. Una volta convinto il proprietario a venderla, è stata caricata sul carro attrezzi e portata in carrozzeria per un risanamento indispensabile, ma condotto conservando il più possibile le parti originali. Batteria, liquidi e candele nuove e, sorpresa, dopo qualche starnuto la 600 Sabrina si è messa in moto!


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Fiat 1100/103 Familiare Monviso, un pizzico di sportività
Presentata al Salone di Torino 1953, ha la peculiarità di essere una station wagon con tre sole porte. Rimasta esemplare unico, era diventata rifugio di galline nel Monferrato. Poi la scoperta fortunosa e il restauro
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Dalle stelle alle stalle e ritorno. È molto curiosa la storia di questa Fiat 1100/103 Familiare allestita dalla carrozzeria Monviso in esemplare unico. Dopo aver fatto bella mostra di sé al Salone dell’Automobile di Torino nel 1953, per anni aveva fatto perdere le sue tracce. Ritrovata fortunosamente da un collezionista in una vecchia cascina nelle campagne piemontesi attorno a Casale Monferrato (Alessandria) qualche anno fa, dopo un totale e complicato restauro è tornata oggi in perfette condizioni.




Addio al vecchio telaio. La presentazione della berlina Fiat 1100/103, una pietra miliare della Casa torinese caratterizzata dalla scocca portante, avvenuta al Salone di Ginevra sempre nel 1953, aveva obbligato tutti i carrozzieri a ripensare il concetto di fuoriserie che fino ad allora erano state realizzate partendo dal ben più “facile” telaio separato (come quello, rimanendo in casa Fiat, della 1100 E, per intenderci). Tra questi anche la Monviso, nata nel 1944 in corso Unione Sovietica 75 a Torino per iniziativa del commendator Alessandro Casalis, molto attivo anche in altri settori, ma particolarmente concentrato nello sfruttare l’enorme potenziale commerciale derivante dalla trasformazione delle auto in camioncini e furgoncini, ambulanze e carri funebri.
Struttura di una grande azienda. In una lettera inviata alla fine degli anni 40 a Giovanni Michelotti, designer approdato alla Monviso una volta conclusa la sua esperienza presso la carrozzeria Farina, Casalis scrive: “Vorrei poterLe fare metabolizzare la mia idea di realizzazione di fuoriserie, che gradirei potessero rappresentare dei veri e propri prodotti di serie. Sia la precisione di assemblaggio sia la qualità delle finiture dovranno arrivare a coincidere con quelle ottenute dalle Case automobilistiche, non una sbavatura di meno”. Ecco perché la Monviso si diede ben presto, dopo la sua inaugurazione, una struttura da grande azienda, spendendo tantissimi soldi per attrezzature e macchinari davvero moderni, ma anche adottando tecnologie e accorgimenti di notevole precisione.
Sportwagon ante litteram. La produzione, soprattutto dopo la presentazione della 1100/103, venne limitata a un numero inferiore di varianti di carrozzeria e di modelli sui quali allestirle, che però spiccavano per la loro ottima qualità costruttiva. L’avvento della berlina 1100/103 scatenò comunque la fantasia di tutti i carrozzieri: moltissime le realizzazioni sportiveggianti, ma la Monviso bruciò tutti i concorrenti sul tempo presentando questa bella familiare sportiva, caratterizzata da sole due portiere più il portellone posteriore, con un look ispirato alle giardinette americane, con fiancata dalla doppia colorazione a simulare i pannelli di legno, più corta e più bassa della berlina da cui derivava. La costruzione dell’auto, il cui design si deve all’estro di Michelotti, venne terminata giusto in tempo per essere presentata all’apertura del Salone di Torino, il 22 aprile 1953.
Dal salone alla cascina. Dopo il palcoscenico dell’esposizione internazionale scatta l’oblio, o quasi, per questa fuoriserie, complice anche il fatto che la Fiat decide di mettere in produzione la versione Familiare della “103” nel 1954 a un costo di 1 milione e 200 mila lire. Sono circa 250 mila lire in meno rispetto al prezzo stabilito dalla Monviso per la sua versione, decisamente troppo alto. Inoltre, le due portiere in meno, che oggi sono un elegante elemento di sportività, allora vennero giudicate penalizzanti per il potenziale acquirente di una station wagon, che era principalmente un artigiano. Ecco, quindi, che la vettura venne poi venduta a un contadino di Casale Monferrato, che la utilizzò come auto personale. Col passare degli anni, arrivò il progressivo “declassamento”, dapprima come seconda auto, fino a diventare un mezzo per trasportare l’uva. In regolare servizio fino a poco più di nove anni fa, quando venne scovata da Ermanno Africano, che dopo una breve ricerca realizzò l’importanza del veicolo.
Un difficile restauro. “La notai e mi sembrò subito bella e insolita”, racconta Ermanno, “anche se era ormai diventata il rifugio delle galline. Il problema era che il contadino non se ne voleva separare, quindi è scattata una lunga trattativa, per fortuna conclusa positivamente grazie alla parziale permuta con una Mini nuova”. Una vera fortuna è stata che l’auto, benché completamente da restaurare, fosse però completa, compresi i rarissimi stemmi della carrozzeria torinese Monviso, oggi introvabili. Questo ha reso più semplice il ripristino. “Anche se per quanto riguarda i lamierati sono stato costretto al loro costosissimo recupero, perché si tratta di una fuoriserie, con tutti i suoi pregi ma anche i difetti. La portiera lato guida è più lunga di 5 cm rispetto a quella del passeggero, per intenderci...”. L’interno invece è ancora quello originale: le zampe delle galline non hanno compromesso, incredibilmente, proprio nulla.


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