FIAT 127 Farm Coriasco

Amici Fiatisti /e , buongiorno:

Tra il 1975 e il 1980, la Carrozzeria Coriasco, realizzò, per la FIAT, oltre alla nota 127 Familiare.... su base Fiorino, la 127 Farm, veicolo, multiuso, con una notevole capacità di carico....

Tra l’altro, possiamo vedere una certa somiglianza nella linea con la MATRA-SIMCA RANCHO....

Eccovi qualche foto :

N.B. : Notare la ribaltina posteriore, soluzione che verrà applicata più tardi sulla FIAT Regata Weekend

Ultima modifica di HFintegrale il Sab Feb 22, 2020 9:42 am - modificato 3 volte.

Interessate, ma ne avranno fatte pochissime dato che io non ne ho vista mai una, al contrario delle Matra Simca che all'epoca se ne vedevano diverse ed erano una valida novità, antesignana delle successive "multispazio", sempre ideate dai francesi, come i monovulume (che hanno ripreso l'idea originale della 600 multipla e l'hanno girata mettendo il motore davanti). Ogni tanto bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare....

Io penso che la 127 Farm sia stata la prima suv a quei tempi ... Ah, la FIAT, sapeva sempre predire le cose, era sempre avanti a tutti... aveva il fiuto.

Da ragazzo, ricordo che ne vedevo molte di Matra-Simca Rancho per strada.... oggi sono scomparse del tutto.... ed è diventata un’auto da collezione....

Pubblicità per la 127/Fiorino « Farm/Coriasco »

Ci fu anche la versione furgonata della Carrozzeria Moretti, denominata « Paguro » :

Interessanti versioni di piccoli produttori, ma la Fiat non ci ha mai creduto, altrimenti li avrebbe messi in listino anche come variante del Fiorino, invece a Torino si sono mossi con il Doblò solo nel 2000, dopo avere visto i successi dei Berlingo (disegno Bertone del 1996) e Kangoo (1997).

Silvano Maiolatesi ha scritto:

Interessanti versioni di piccoli produttori, ma la Fiat non ci ha mai creduto, altrimenti li avrebbe messi in listino anche come variante del Fiorino, invece a Torino si sono mossi con il Doblò solo nel 2000, dopo avere visto i successi dei Berlingo (disegno Bertone del 1996) e Kangoo (1997).

Io avrei una diversa visione nello specifico di questo caso: secondo me non si trattava di crederci o non crederci, ma di numeri. Un Paguro non poteva essere prodotto da una fabbrica attrezzata per fare grandi numeri (come Fiat) perché non aveva le strutture adatte. Un piccolo carrozziere invece poteva produrre e reggere  il mercato con i piccoli numeri perché era attrezzato per farlo. È lo stesso discorso di quando la Fiat affidava a OSI e Abarth la produzione della 2300 S coupé e la Ford quella del coupé 20 M TS alla OSI.
Ma esiste anche un'altra chiave di lettura, ed erano gli accordi che Fiat (come altri) stabiliva con i piccoli carrozzieri. Io ti dò le meccaniche (e ci guadagno vendendotele) tu produci in piccola serie e vendi con il tuo nome e così intanto guadagni e sopravvivi. Faceva comodo ad entrambi. Meglio che tu, piccolo carrozziere, venda i tuoi veicoli su meccaniche mie quello che io, grande costruttore, non ho interesse economico a fare perché non ho i numeri che per me rappresentano il minimo, sotto il quale non guadagno o guadagno troppo poco. Perché? Perchè i costi industriali di un grande costruttore non sono quelli di un piccolo carrozziere.
Oggi la realtà industriale è ancora cambiata.

Però , è interessante notare che alcuni piccoli carrozzieri, tipo la Coriasco o la Moretti, si sono cimentati nel produrre in piccola serie modelli di serie FIAT .... con i loro propri allestimenti.

Interessante notare che il FIAT 127 Paguro carrozzato dalla Moretti aveva la stessa apertura del portellone posteriore identica alla Renault 4 F4/F6 (Versione furgoncino della Renault 4)

Concordo con Opera18 per quanto riguarda le piccole produzioni di modelli speciali relegati a carrozzieri privati, molto in voga negli anni 50/60, ma quì ci troviamo di fronte ad un business di rilevanti dimensioni, quello dei multispazio e delle monovolume che la Fiat non ha saputo fiutare all'inizio e che si è decisa a seguire dopo alcuni anni, dopo avere visto i successi dei francesi. E penso anche che Bertone non abbia venduto il progetto a PSA prima di averlo proposto agli Agnelli. Non sono un simpaticante dei francesi, anzi, ma devo riconoscere a loro che nel settore auto hanno avuto molte volte una certa originalità e praticità, anche per merito a volte di italiani emigrati oltralpe,(Bugatti, Flaminio Bertoni con la DS ecc.), hanno inventato auto dalle forme originali ed anticonvenzionali (alcune belle, altre decisamente brutte), pratiche anche per il carico di merci e per il lavoro (portellone), sospensioni molto morbide anche sulle utilitarie, materiali innovativi come i paraurti in resina della R5 ecc, poi non mi scorderò mai la prima campagna di rottamazione ed il "porte aperte alla Renault" seguiti poi da tutte le altre case. Ricordo anche alcune "fisse" dei francesi come quella di mettere il voltametro per controllare la carica della batteria al posto del ben più utile manometro dell'olio....

Sul discorso monovolume concordo con silvanomaiolatesi: l'Espace ne è un esempio. Anche la Avantime e la Vel Satis erano a modo loro all'avanguardia, difatti non furono capite. Belle o brutte si può discutere, ma che siano state anticipatrici lo si è visto dopo.
Sul discorso materiali innovativi in Renault invece un po' meno, perché di originale il paraurti della R5 aveva ben poco. Non lo era, infatti, il poliestere del paraurti, che è una fibra come in passato ce ne erano state altre. Difatti la rivoluzione la fece la Ritmo con il primo paraurti stampato a iniezione, in polipropilene additivato con il 20% di elastomero. Chi conosce le tecniche di trasformazione delle materie plastiche sa bene quali sono le differenze e perché la Ritmo ha questo primato da tutti riconosciuto.

E, oltretutto, la Fiat Ritmo fu non solo la prima FIAT a fare largo uso della plastica, con i primi paraurti in plastica, nel 1978, per la prima volta su una FIAT, e fu anche la Prima FIAT a ricevere un nome non più composto da lettere, e non da cifre.

D'accordo per gli innovativi paraurti della Ritmo nel materiale ed anche nella forma davvero insolita, purtroppo hanno abbondato nell'utilizzo della plastica anche negli interni della 1° serie, poi fortunatamente sono corsi ai ripari nelle serie successive, ma il danno d'immagine ormai era già stato fatto. Alla Renault 5 spetta il primato nell'introduzione dei paraurti in materiale composito, quando tutti gli altri produttori usavano il metallo.

Silvano Maiolatesi ha scritto:

D'accordo per gli innovativi paraurti della Ritmo nel materiale ed anche nella forma davvero insolita, purtroppo hanno abbondato nell'utilizzo della plastica anche negli interni della 1° serie, poi fortunatamente sono corsi ai ripari nelle serie successive, ma il danno d'immagine ormai era già stato fatto. Alla Renault 5 spetta il primato nell'introduzione dei paraurti in materiale composito, quando tutti gli altri produttori usavano il metallo.

Il primato risale al 1972, quando fu messa sul mercato la Renault 5.

No, silvano, i materiali compositi datano anni '80. E il primo è il Kevlar (che non è fibra di carbonio) con cui Ferrari e ATS costruirono la scocca delle loro F1 nel 1983. Ti confondi, silvano maiolatesi. Sono due cose diverse. Il paraurti della R5 derivava dalle resine usate già negli anni '50. E non era stampato a iniezione. La Ritmo prima serie aveva anche i pannelli porta stampati a iniezione, primizia assoluta mondiale! Poi li ha rivestiti di tessuto perché la plastica a vista era "fredda". ma, sotto la stoffa, il pannello era di plastica. La tecnica introdotta, lo ribadisco senza timore di essere smentita, (documentati meglio, silvano, magari leggi le pubblicazioni del Centro Ricerche Fiat) è Fiat ed è Ritmo. Ed è stata poi adottata poi da tutti, perfino dalla Volkswagen che all'inizio commentò negativamente la novità. Dimostrazione ulteriore che la R 5 di novità non ha introdotto un bel nulla. Ha solo ripreso, migliorandole e rendendole adatte a una produzione in serie, quanto già facevano in Inghilterra e in America negli anni '50 con la vetroresina. Ha solo sostituito la vetroresina con un poliestere, che di base è una fibra tessile. E non è un materiale composito!! Quelli lasciamo perdere, sono un'altra cosa. Se avesse fatto i paraurti in composito, la R5 sarebbe costata come una Rolls-Royce!! Hai idea di come si costruiva all'epoca una scocca in composito? Lo sai che stava in autoclave per due-tre mesi??? E secondo te era così che si produceva il paraurti della R5?

Opera18, io non sono un tecnico di materie plastiche e non mi interessa tutti questi particolari, mi ricordo solo che nel '72 quando uscì la R.5 i paraurti di quel genere non li avevo mai visti prima su un'altra vettura a larga diffusione, poi la Ritmo uscì nel 1978 e dopo 6 anni è chiaro che i materiali e le tecniche si sono evoluti.