Nelle ultime ore, l'evoluzione clinica dell'AD della FCA, pur mascherata da bollettini medici fuorvianti, è stata tale da considerarsi irreversibile.
Non mi soffermo sulla caduta di stile di sostituirlo ante mortem, al di là di qualsivoglia interesse di borsa; sottopongo invece qualche riflessione sugli effetti del suo agire in questi anni, chiedendo di condividere e dibattere qualche dubbio che sembra riaffiorare sul destino della Fiat.
Sono dati di fatto le difficoltà economiche della Fiat all'inizio del suo mandato e l'attuale ampio risanamento economico, così come lo spostamento della produzione di vetture dalla tipologia "di massa" a quella premium, quantitativamente ridotta, ma remunerativa.
Altri elementi incontrovertibili: un disinvolto svincolamento dai rapporti con i sindacati dei lavoratori, un disinvolto spostamento delle sedi di produzione e di incardinamento finanziario.
Ed ora, veniamo agli italiani, i lavoratori e compratori:
Fiat negli anni 60, 70, 80 offriva loro una gamma di auto vastissima e completa per opzioni inerenti gli aspetti delle dimensioni e lussuosità; Lancia ed Alfa Romeo si posizionavano in quello che oggi pomposamente si definisce settore premium, con scelte davvero diversificate.
FCA oggi offre una serie di derivazioni di pianali comuni: 500L, X, ecc., più nulla nel settore ammiraglie per la classe media, ha annientato Lancia e scarsissima identità ha conservato Alfa Romeo. Ma resta l'opzione di acquistare una jeep, e con essa transitare davanti al duomo di Milano o in piazza Navona. Può la salute finanziaria di una azienda essere bastevole a consolare per le perdite di identità, di immagine e di adeguatezza alle esigenze reali e non indotte del mercato italiano?
Non mi soffermo sulla caduta di stile di sostituirlo ante mortem, al di là di qualsivoglia interesse di borsa; sottopongo invece qualche riflessione sugli effetti del suo agire in questi anni, chiedendo di condividere e dibattere qualche dubbio che sembra riaffiorare sul destino della Fiat.
Sono dati di fatto le difficoltà economiche della Fiat all'inizio del suo mandato e l'attuale ampio risanamento economico, così come lo spostamento della produzione di vetture dalla tipologia "di massa" a quella premium, quantitativamente ridotta, ma remunerativa.
Altri elementi incontrovertibili: un disinvolto svincolamento dai rapporti con i sindacati dei lavoratori, un disinvolto spostamento delle sedi di produzione e di incardinamento finanziario.
Ed ora, veniamo agli italiani, i lavoratori e compratori:
Fiat negli anni 60, 70, 80 offriva loro una gamma di auto vastissima e completa per opzioni inerenti gli aspetti delle dimensioni e lussuosità; Lancia ed Alfa Romeo si posizionavano in quello che oggi pomposamente si definisce settore premium, con scelte davvero diversificate.
FCA oggi offre una serie di derivazioni di pianali comuni: 500L, X, ecc., più nulla nel settore ammiraglie per la classe media, ha annientato Lancia e scarsissima identità ha conservato Alfa Romeo. Ma resta l'opzione di acquistare una jeep, e con essa transitare davanti al duomo di Milano o in piazza Navona. Può la salute finanziaria di una azienda essere bastevole a consolare per le perdite di identità, di immagine e di adeguatezza alle esigenze reali e non indotte del mercato italiano?