Non esiste una velocità precisa per ciascuno di noi, perché nessuno di noi è uguale ad altri.
Possiamo rassomigliarci nell'aspetto, ma non possiamo essere uguali nel percorso di vita che ciascuno di noi intraprende. Le variabili che presenta il cammino di ciascuno, sono talmente tante, che matematicamente diviene impossibile che altri siano uguali a noi a livello di conoscenze e di carattere.
Come non siamo uguali nella sfera individuale, non lo siamo nemmeno al volante della nostra auto, o in sella alla nostra moto, ma anche su un qualsiasi velocipede. Persino nel camminare, ognuno porta con se il proprio stile, il proprio portamento.
C'è chi cammina svelto, a testa alta, chi lento con la testa fra le nuvole, chi deciso e spavaldo, chi intimorito e nascosto.
Vi è una correlazione anche su strada, di questo nostro comportamento, e spesso ci rapportiamo alla nostra consueta andatura da umani, in altri casi alla guida, stravolgiamo noi stessi.
Troveremo allora chi cammina a testa alta con fare deciso, che si mette al volante, pronto ad affrontare la sfida della strada, ed alla ricerca di altri "concorrenti", ci sarà chi guida perché oramai è routine ed il meccanismo della guida è talmente automatico, che ci si ritrova a sognare e perdersi tra il paesaggio ed i propri problemi o pensieri, e magari chi cammina intimorito ma al volante della sua auto, si sente capace di dominare il mondo, e per le strade schiaccia sempre l'acceleratore a tavoletta.
Io, negli ultimi periodi, ho scoperto la mia guida, la mia alchimia al volante, la mia personale droga dal gusto di benzene, e contornata dal rumore rombante del motore.
I 70 all'ora.
Non trovo niente di più rilassante, che percorrere le stradine secondarie tra paesini e campi, a bordo dei miei veicoli, con il motore che gira pacato e sornione.
Non conta se durante il processo di rappacificazione con me stesso, il destino si incrocia con il solito "sfidante" che vi supera a velocità folle, magari in prossimità di una curva. Non conta che da una di queste stradine, spunti il trattore imbrattato di fango che si piazza d'avanti a voi, e non vi lascia spazio per un sorpassino, fino a che non arriva nella corte agricola.
Non conta se piove, se è sole, se è buio, se nevica.
Non conta.
Passi 10 minuti, forse 20, magari 60, con la sola compagnia scandita dei pistoni che scivolano su e giù per i cilindri, con le candele che incendiano la miscela d'aria e benzina che i carburatori hanno sapientemente miscelato, come una brava cuoca in cucina farebbe con la farina e le uova per cucinare le lasagne. Assisto alle gomme che rotolano, filtrano, saltellano e scivolano sull'asfalto tarlato di questo tracciato senza meta, mentre con inesorabile lentezza, il livello del catalizzatore che unisce due mondi così differenti ma così uguali, scende.
I 70 allora.
E ti godi il paesaggio, con occhi diversi. Non certo con gli occhi tappati di chi si reca al lavoro come ogni santo giorno, o dai parenti per il pranzo della domenica, che percorrono strade battute e ribattute, che non serve più nemmeno pensare a quando serve sterzare. No, non esiste il lavoro, non esistono i parenti. Esiste solo quella chimica che ci lega alla nostra vettura, o alla nostra moto, consci che siamo in perfetta armonia con lei, con la meccanica in movimento, con il vento che ci accarezza il viso, con la natura che ci guarda passare.
Ultima modifica di Il Boss il Mar Ago 05, 2014 9:29 am - modificato 3 volte.
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Possiamo rassomigliarci nell'aspetto, ma non possiamo essere uguali nel percorso di vita che ciascuno di noi intraprende. Le variabili che presenta il cammino di ciascuno, sono talmente tante, che matematicamente diviene impossibile che altri siano uguali a noi a livello di conoscenze e di carattere.
Come non siamo uguali nella sfera individuale, non lo siamo nemmeno al volante della nostra auto, o in sella alla nostra moto, ma anche su un qualsiasi velocipede. Persino nel camminare, ognuno porta con se il proprio stile, il proprio portamento.
C'è chi cammina svelto, a testa alta, chi lento con la testa fra le nuvole, chi deciso e spavaldo, chi intimorito e nascosto.
Vi è una correlazione anche su strada, di questo nostro comportamento, e spesso ci rapportiamo alla nostra consueta andatura da umani, in altri casi alla guida, stravolgiamo noi stessi.
Troveremo allora chi cammina a testa alta con fare deciso, che si mette al volante, pronto ad affrontare la sfida della strada, ed alla ricerca di altri "concorrenti", ci sarà chi guida perché oramai è routine ed il meccanismo della guida è talmente automatico, che ci si ritrova a sognare e perdersi tra il paesaggio ed i propri problemi o pensieri, e magari chi cammina intimorito ma al volante della sua auto, si sente capace di dominare il mondo, e per le strade schiaccia sempre l'acceleratore a tavoletta.
Io, negli ultimi periodi, ho scoperto la mia guida, la mia alchimia al volante, la mia personale droga dal gusto di benzene, e contornata dal rumore rombante del motore.
I 70 all'ora.
Non trovo niente di più rilassante, che percorrere le stradine secondarie tra paesini e campi, a bordo dei miei veicoli, con il motore che gira pacato e sornione.
Non conta se durante il processo di rappacificazione con me stesso, il destino si incrocia con il solito "sfidante" che vi supera a velocità folle, magari in prossimità di una curva. Non conta che da una di queste stradine, spunti il trattore imbrattato di fango che si piazza d'avanti a voi, e non vi lascia spazio per un sorpassino, fino a che non arriva nella corte agricola.
Non conta se piove, se è sole, se è buio, se nevica.
Non conta.
Passi 10 minuti, forse 20, magari 60, con la sola compagnia scandita dei pistoni che scivolano su e giù per i cilindri, con le candele che incendiano la miscela d'aria e benzina che i carburatori hanno sapientemente miscelato, come una brava cuoca in cucina farebbe con la farina e le uova per cucinare le lasagne. Assisto alle gomme che rotolano, filtrano, saltellano e scivolano sull'asfalto tarlato di questo tracciato senza meta, mentre con inesorabile lentezza, il livello del catalizzatore che unisce due mondi così differenti ma così uguali, scende.
I 70 allora.
E ti godi il paesaggio, con occhi diversi. Non certo con gli occhi tappati di chi si reca al lavoro come ogni santo giorno, o dai parenti per il pranzo della domenica, che percorrono strade battute e ribattute, che non serve più nemmeno pensare a quando serve sterzare. No, non esiste il lavoro, non esistono i parenti. Esiste solo quella chimica che ci lega alla nostra vettura, o alla nostra moto, consci che siamo in perfetta armonia con lei, con la meccanica in movimento, con il vento che ci accarezza il viso, con la natura che ci guarda passare.
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Deus ex machina