Cari miei, mi avete ispirato.
Voglio condividere con voi un punto di vista a me caro, perchè ho visto che qua c'è chi ha orecchie per intendere, e si sorride anche su certi romanticismi. Quindi lancio un tema:
cos'è che ci fa emozionare in una macchina degli anni 60/70/80?
Questo è il mio personalissimo punto di vista.
Premesso che qua dentro tutti in un rigurgito di lucidità e raziocinio identificano in un debito la propria passione, non sarà quindi il valore economico, ma quello emozionale a contare. Non raccontate alla Vs. donna che si tratta di un investimento, e men che meno a voi stessi. Balle!!
E che valore può avere un auto non più performante, non più aggiornata, non più affidabile? Per me la chiave di tutto sta nel ricordo.
Io ho sempre avuto un rapporto particolare coi miei ricordi. Mi servono. Ho una paura matta di scordare cose importanti, come se i ricordi fossero ingranaggi da tenere puliti e lubrificati, mantenendo leggibile il codicillo impresso dove sta scritto chi e quando me li hanno regalati. Se perdessi un ricordo importante potrei impazzire, restare mutilato nella mente, prendere decisioni sbagliate per mancanza di dati importanti.
Ecco, nella marea di informazione non voluta e a volte non gradita, ma soprattutto non verificabile a cui ci ha abituato la televisione, i miei ricordi sono quei valori più intimi, quelli verificati personalmente che mi servono per riconoscermi davanti allo specchio al mattino. Io sono quello lì, quello che la pensa così nonostante tutto.
La mia auto degli anni settanta è il mio promemoria ed è legata al periodo che io ho reputato più brutto della mia vita, solo perchè ero piccolo e sarei voluto essere grande. Giudicavo, ma non capivo. Il ricordo di quei tempi però oggi mi aiuta. Non capivo che gli anni settanta sono stati gli ultimi anni senza filtro in cui non ci lasciavamo dire in cosa credere. Avevamo ancora gusti personali, poi è arrivata la TV a colori e si è sostituita alla ns. personale finestra sul mondo. Dalla Cuccarini in poi la fidanzata modello doveva essere come lei, per emulazione televisiva era diventata la più amata dagli italiani. Per intenderci è arrivato il virtuale, dove tutto era possibile, persino che la FIAT producesse un'ALFA.
Io ho un debito con gli anni settanta, che mi hanno insegnato molto e che ho criticato troppo. Anni in cui la sicurezza stava ancora nella personale ricerca dei propri limiti. Il pericolo era qualcosa che si sfiorava una volta e poi si aveva ben in testa cosa volesse dire rischiare e si stava alla larga. Oggi quella ricerca non è più gradita, non fosse altro che montare una gomma, cambiare l'olio, il filtro, una pastiglia dei freni, sporcarsi le mani, sentire che qualcosa non va, sentire che qualcosa adesso va meglio. E' tutto pericoloso e ti insegnano solo che certi lavori li devono fare i professionisti e tu è meglio che lasci stare.
Gli anni settanta mi hanno aiutato a sentire dentro la mia voce dentro di me che dice quel che pensa, nonostante quello che dicono tutti gli altri.
Questi concetti mi si schiariscono nella testa e nello stomaco (cioè là dove serve) ogni qual volta sento i rumori, gli odori della mia GTV. Quando lo sterzo mi trasmette rude quello che succede sull'asfalto, quando il culo scivola ( ho l'autobloccante, certo che scivola!), vorrei togliere il gas e invece so che è il momento di lasciarglielo. Ragionare con una trazione posteriore è più difficile, non è per codardi. Ci vuole lucidità e questo un po' manca ai tempi nostri.
Guidare senza elettronica, con il culo come centralina elettronica e il piede al posto dei vari abs e atc, ebd, bot e cct, è ancora una buona scuola o più semplicemente un promemoria.
Allora vedo la mia GTV, l'anacronismo storico. Inquinante, consumosa, costosa.
Quando qualcuno mi guarda con la faccia strana io allora gli dico:
Quante emozioni ti fa la tua con un litro?
NickthewriterAlfa
Voglio condividere con voi un punto di vista a me caro, perchè ho visto che qua c'è chi ha orecchie per intendere, e si sorride anche su certi romanticismi. Quindi lancio un tema:
cos'è che ci fa emozionare in una macchina degli anni 60/70/80?
Questo è il mio personalissimo punto di vista.
Premesso che qua dentro tutti in un rigurgito di lucidità e raziocinio identificano in un debito la propria passione, non sarà quindi il valore economico, ma quello emozionale a contare. Non raccontate alla Vs. donna che si tratta di un investimento, e men che meno a voi stessi. Balle!!
E che valore può avere un auto non più performante, non più aggiornata, non più affidabile? Per me la chiave di tutto sta nel ricordo.
Io ho sempre avuto un rapporto particolare coi miei ricordi. Mi servono. Ho una paura matta di scordare cose importanti, come se i ricordi fossero ingranaggi da tenere puliti e lubrificati, mantenendo leggibile il codicillo impresso dove sta scritto chi e quando me li hanno regalati. Se perdessi un ricordo importante potrei impazzire, restare mutilato nella mente, prendere decisioni sbagliate per mancanza di dati importanti.
Ecco, nella marea di informazione non voluta e a volte non gradita, ma soprattutto non verificabile a cui ci ha abituato la televisione, i miei ricordi sono quei valori più intimi, quelli verificati personalmente che mi servono per riconoscermi davanti allo specchio al mattino. Io sono quello lì, quello che la pensa così nonostante tutto.
La mia auto degli anni settanta è il mio promemoria ed è legata al periodo che io ho reputato più brutto della mia vita, solo perchè ero piccolo e sarei voluto essere grande. Giudicavo, ma non capivo. Il ricordo di quei tempi però oggi mi aiuta. Non capivo che gli anni settanta sono stati gli ultimi anni senza filtro in cui non ci lasciavamo dire in cosa credere. Avevamo ancora gusti personali, poi è arrivata la TV a colori e si è sostituita alla ns. personale finestra sul mondo. Dalla Cuccarini in poi la fidanzata modello doveva essere come lei, per emulazione televisiva era diventata la più amata dagli italiani. Per intenderci è arrivato il virtuale, dove tutto era possibile, persino che la FIAT producesse un'ALFA.
Io ho un debito con gli anni settanta, che mi hanno insegnato molto e che ho criticato troppo. Anni in cui la sicurezza stava ancora nella personale ricerca dei propri limiti. Il pericolo era qualcosa che si sfiorava una volta e poi si aveva ben in testa cosa volesse dire rischiare e si stava alla larga. Oggi quella ricerca non è più gradita, non fosse altro che montare una gomma, cambiare l'olio, il filtro, una pastiglia dei freni, sporcarsi le mani, sentire che qualcosa non va, sentire che qualcosa adesso va meglio. E' tutto pericoloso e ti insegnano solo che certi lavori li devono fare i professionisti e tu è meglio che lasci stare.
Gli anni settanta mi hanno aiutato a sentire dentro la mia voce dentro di me che dice quel che pensa, nonostante quello che dicono tutti gli altri.
Questi concetti mi si schiariscono nella testa e nello stomaco (cioè là dove serve) ogni qual volta sento i rumori, gli odori della mia GTV. Quando lo sterzo mi trasmette rude quello che succede sull'asfalto, quando il culo scivola ( ho l'autobloccante, certo che scivola!), vorrei togliere il gas e invece so che è il momento di lasciarglielo. Ragionare con una trazione posteriore è più difficile, non è per codardi. Ci vuole lucidità e questo un po' manca ai tempi nostri.
Guidare senza elettronica, con il culo come centralina elettronica e il piede al posto dei vari abs e atc, ebd, bot e cct, è ancora una buona scuola o più semplicemente un promemoria.
Allora vedo la mia GTV, l'anacronismo storico. Inquinante, consumosa, costosa.
Quando qualcuno mi guarda con la faccia strana io allora gli dico:
Quante emozioni ti fa la tua con un litro?
NickthewriterAlfa