Un pizzico di storia della Panda...

Fiat Panda (1980 - 2003)
Gli albori
Nel 1976, Carlo De Benedetti, allora amministratore delegato della casa torinese, commissiona all'Italdesign di Giorgetto Giugiaro il progetto di una super utilitaria, la Tipo Zero.
Subito nelle intenzioni dei progettisti, si fa largo l'idea di una vettura destinata a fare dello spazio, e della modularità dello stesso, il suo punto di forza ed i primi prototipi della futura Panda (chiamata al momento "Rustica") battono appunto questa strada, pur se meno "estremizzati" rispetto alle idee iniziali.
Nonostante i restyling, la 126 (1972) e la 127 (1971) cominciano a segnare il passo e la rivoluzione Uno arriverà solo tre anni più tardi.
La piccola Fiat ha quindi il compito di rilanciare l'azienda torinese nel settore in cui da sempre è maestra: quello delle piccole utilitarie.
1980
La versione definitiva della Panda vede la luce.
All'esterno, una rivoluzionaria carrozzeria a piccola giardinetta davvero accattivante nasconde uno spazio e una abitabilità a tutta prova con spartani sedili a sdraio che offrono ampie possibilità di configurazione per gli usi più disparati.
Le linee guida del progetto di Giugiaro sono infatti semplicità e praticità.
Semplicità significa, ad esempio, l'adozione dei vetri piatti (intercambiabili sul destro e sinistro), delle saldature a vista sul tetto, le sospensioni posteriori a balestre, ricoperte da una guarnizione, i sedili realizzati con una intelaiatura tubolare ricoperta di tessuto, il largo impiego della lamiera a vista all'interno dell'abitacolo e soprattutto la mitica tasca a marsupio
al posto della plancia, con la strumentazione e i comandi riuniti in un unico blocco.
Praticità significa, ad esempio, la cerniera della portiera anteriore a vista (coperta da un pezzo di plastica) che permette un maggiore angolo di apertura della porta e le fiancate dipinte nella parte bassa con una vernice resistente ai graffi.
A dire il vero non tutte le soluzioni proposte da Giugiaro trovano la strada della produzione in serie.
Ad esempio il meccanismo degli alzacristalli viene sostituito con uno convenzionale.
A questo si aggiunge un altro aspetto: modularità.
La Panda è la prima vettura italiana di grande diffusione con gli interni trasformabili come solo le più recenti monovolume sanno fare.
La panca posteriore diventa all'occorrenza una culla, la base di un letto e può essere rimossa per sfruttare al massimo lo spazio.
Meno innovativa la meccanica, dove si trovano delle vecchie conoscenze ultra collaudate:
la Panda 30 adotta il bicilindrico di 652cc da 30cv della 126 in posizione anteriore longitudinale e raffreddato ad aria; ma già da subito viene prevista una versione meno spartana, la Panda45, con il motore trasversale a 4 cilindri da 903cc 45cv della 127 che assicura prestazioni più dignitose.
Le due versioni si distinguono dalla posizione della feritoia anteriore: nella 30 tale presa d'aria è a destra, mentre nella 45 è a sinistra.
In tanta essenzialità, diventa quasi inutile dire che la strumentazione ha il minimo indispensabile e che gli interni presentano ampie zone di nuda lamiera. La vettura piace fin da subito. A dire il vero all'inizio a qualcuno sembra un po' "fragile" e spartana, ma questi timori vengono ben presto superati.
L'unico problema serio che affligge i primi esemplari è l'infiltrazione d'acqua dalle bocchette di ventilazione dinamica alla base del parabrezza, che Fiat risolve rapidamente modificando il disegno delle prese esterne e prolungando il tubo di drenaggio. Per il resto la vettura si rivela affidabile e robusta.
Anzi, a molti appare chiaro che la semplicità delle finiture è spesso solo più apparente che reale, nel senso che i risparmi sono stati fatti a scapito dell'estetica ma non della robustezza e della funzionalità.
Le prestazioni offerte dal motore bicilindrico sono per forza di cose limitate e la rumorosità elevata (aumenta ancora di più accendendo il riscaldamento), ma più che sufficienti per l'uso urbano.
La versione 45, con il 50% di cavalli in più, permette di affrontare senza grossi patemi anche i trasferimenti autostradali.
Fino all'avvento della Uno, la Panda divide con la Ritmo il primato di vettura più venduta in Italia.
Panda 45 "Offroader"
Al salone di Torino del 1980, ben prima della commercializzazione della prima versione 4x4,
Giugiaro propose una Panda "Offroader"con trazione integrale, differenziale posteriore autobloccante e prima/retromarcia ridotte, in grado di superare una pendenza massima del 65 per cento.
Il motore è il 903 del modello 45. Esteticamente, poche le modifiche alla carrozzeria, riconoscibile per i codolini passaruota in plastica che vennero poi adottati anche nelle versioni di serie.
Panda 34 e Panda 35
La Panda34 era un allestimento della prima serie destinato ai mercati esteri di Germania, Francia, Austria ed Olanda. Veniva offerta al posto del modello 30.
Il motore era un quattro cilindri raffreddato ad acqua derivato da quello della Fiat 850, quindi di 843cc con 34cv a 5800 giri, rapporto di compressione 7,8 : 1.
Tale motore veniva costruito in Spagna dalla Seat (allora ancora nell'orbita Fiat), che produceva per il mercato interno la poco nota Panda35, sempre con lo stesso 843cc dotato però di 35cv a 5600 giri, rapporto di compressione portato ad 8 : 1.
1982
Arrivano i primi aggiornamenti per la Panda che riguardano numerosi particolari. All'esterno, la Panda model year 1982 si riconosce per la posizione dello specchietto retrovisore, ora in posizione più arretrata e per i nuovi colori rosso scuro, blu Lord e azzurro chiaro.
Modifiche meccaniche al retrotreno con modifica delle balestre, potenziamento dei freni anteriori, modifiche al comando del cambio (45) ed alla paratia tra motore ed abitacolo.
Le finiture sono ora migliorate con modifiche generalizzate ai principali comandi e nuovi rivestimenti interni compresi quelli dei sedili.
Il motore 903 beneficia di alcuni miglioramenti atti a ridurre i consumi fino al 10 per cento con miglioramenti dei valori di coppia e di accelerazione, grazie anche al nuovo rapporto al ponte allungato.
Le versioni 45 Super si distinguono esteticamente per la nuova calandra in plastica con le classiche 5 barre cromate, che qui appaiono per la prima volta nella produzione Fiat anni 80, per i nuovi fascioni laterali verniciati in tinta e per le nuove coppe ruota.
Totalmente ridisegnati gli interni con i nuovi sedili meglio imbottiti, mobiletto centrale portaradio con accendisigari e i nuovi fianchetti delle porte.
Migliorata la dotazione della strumentazione con il termometro acqua e tergilunotto con lunotto termico ora di serie.
1983
L'allestimento Super viene esteso anche alla sorella minore 30, mantenendo le caratteristiche della 45 Super tranne ovviamente la meccanica.
La novità più importante dell'anno è il debutto dell'attesissima Panda4x4, sviluppata in collaborazione con l'austriaca Steyr Puch (specialista in trazioni integrali) e motorizzata dal 965cc da 48cv dell'Autobianchi A112 Elegant-Elite.
La vettura ha normalmente la trazione anteriore con la posteriore inseribile tramite comando meccanico anche in movimento (ma solo a bassa velocità).
Le prestazioni corrispondono grossomodo a quelle delle versioni 45.
1984
In occasione del Salone di Torino di Novembre, la Fiat presenta la nuova gamma rivoluzionata delle Panda.
Spariscono dai listini le versioni con la mascherina anteriore metallica e ora tutti i modelli Panda hanno la griglia in plastica unificata che precedentemente era appannaggio delle sole versioni Super.
La nuova versione base corrisponde alla Panda30 L che però adotta di serie lunotto termico e luci di emergenza.
Più accessoriate la 30 CL e naturalmente la 30 Super che ora dispongono di accessori che prima erano solo a richiesta.
Piccoli arricchimenti previsti anche per le versioni 45 Super (orologio digitale) e 4x4 (gamma colori ora più ampia), mentre meccanicamente nessuna novità.
1985
Le versioni delle Panda di quest'anno si distinguono dalle precedenti per l'adozione dei cerchi e relativi coprimozzi della Uno S, oltre che per lievi variazioni nelle dotazioni di accessori.
Nessuna modifica riguardante la meccanica.
Arriva la 30 "College", la prima delle numerose serie speciali che costelleranno la lunga esistenza della Panda.
1986
A Febbraio, dopo circa un milione e quattrocento mila esemplari prodotti (la maggioranza bicilindriche), viene presentata la nuova serie della Panda, con un moderato restyling esterno ma con sostanziali novità in allestimenti e motorizzazioni.
All'esterno salta subito all'occhio il nuovo disegno degli scudi paraurti con quello posteriore che ora ospita anche il vano portatarga.
Il frontale è leggermente più spiovente, spariscono i deflettori ai finestrini, così come le ampie protezioni laterali (mantenute solo sul modello 4x4).
Le coppe ruota integrali completano i piccoli ritocchi esterni.
Internamente si presentano completamente nuovi i rivestimenti, i sedili e la plancia della strumentazione (ora allungata verso il passeggero); ma le novità più importanti riguardano senz'altro la meccanica, a cominciare dalle nuove motorizzazioni, tutte a quattro cilindri, della famiglia Fire:
il vecchio bicilindrico viene sostituito dall'inedito 769cc da 34cv, mentre il 999cc viene allestito in due versioni, una da 45cv per le Panda normali e una da 50cv riservato alla 4x4.
Nuovi anche il pianale della vettura ed il ponte rigido posteriore ad omega, particolari ereditati direttamente dalla Autobianchi Y10 (solo la 4x4 mantiene il retrotreno con balestre longitudinali).
Completano il rinnovamento le nuove colorazioni rosso, azzurro, grigio e turchese metallizzato.
Un ultima nota curiosa: finalmente, tutte le Panda dispongono del lavavetro a comando elettrico.
A queste si aggiungerà qualche mese più tardi la versione Diesel motorizzata con il 1301 aspirato della Fiat Uno da 45cv ma qui depotenziato a 37cv, dotata come la 750 L a benzina, quindi con un allestimento di base.
Si tratta della più piccola automobile a motore diesel presente sul mercato, priva al tempo di concorrenti dirette.
1987
Dopo la ventata di rinnovo totale, le vendite della Panda vanno a gonfie vele ed il modello vive una seconda giovinezza.
Nessuna grossa novità è prevista per l'anno in corso, ma molto significative sono le serie speciali "Young" e "Sisley".
La "Young", destinata a soppiantare la 750 L nel corso dell'anno; è motorizzata con un 769cc da 34cv che, nonostante l'identica cubatura e potenza, non proviene dalla famiglia Fire, ma deriva dal
noto ed immortale 903cc ad aste e bilanceri le cui origini risalgono addirittura agli anni sessanta.
Esternamente, la "Young" si riconosce al volo per gli indicatori di direzione bianchi, le nuove coppe ruote oltre alla decalcomania con il nome del modello sulle fiancate.
Gli interni ripropongono le finiture del modello S, quindi molto curate e con buona dotazione di accessori pur ad un prezzo sensibilmente inferiore.
La "Sisley" (linea di abbigliamento sportivo di Benetton) è invece la prima serie speciale realizzata sulla base del modello 4x4 che in questo periodo vive un momento di particolare successo.
Si distingue per la ricca dotazione di serie, che comprende lavafari, portapacchi ed inclinometro, mentre esteticamente si notano i cerchi color avorio, la mascherina in tinta con la carrozzeria (che è disponibile in sole tre tinte metallizzate) e i richiami al nome del modello sulle fiancate sotto
la modanatura di protezione delle portiere.
Meccanicamente, si ritrova la Panda4x4 di sempre.
Durante l'estate si superano il milione e settecentomila esemplari venduti e la gamma vede piccoli ritocchi quali il ritorno dei fascioni in plastica nera nelle versioni Super che inoltre sono ora tutte a cinque marce (la 750 ne aveva 4).
CL e Diesel presentano nuovi indicatori di direzione anteriori con trasparente bianco e nuovi tessuti per i sedili, questi ultimi peraltro modificati in tutte le versioni con un disegno più avvolgente.
1988 - 1989
Il 1988 ed il 1989 si presentano come anni statici per le Panda.
E non potrebbe essere altrimenti: i vertici della casa torinese impegnano tutte le forze in due eventi importantissimi, quali la nascita della Tipo (1988) e il restyling del best seller Uno (1989) che, con il senno di poi, certo non furono compiti facili.
La Panda quindi passa in secondo piano e perde, tra l'altro,il secondo posto tra i modelli più venduti in Italia che deteneva da anni, per cederlo alla Tipo.
L'unica vera novità in due anni è l'arrivo di un'altra serie speciale, la Panda900 "Dance" che abbina al vetusto motore 903cc con 45 cavalli, una dotazione di accessori degna di nota, quali i cristalli posteriori apribili a compasso, i sedili posteriori abbattibili, il tergilunotto con lunotto termico, il
retrovisore regolabile dall'interno ed i sedili regolabili dotati di appoggiatesta.
Esternamente, ruote maggiorate e scritte "Dance" con strisce colorate, distinguono il modello dalle altre Panda.
Sparisce dai listini, infine, una delle meno fortunate Panda, la 1300 Diesel, a dire il vero con ben pochi rimpianti.
1990
Il decimo anno di produzione della Panda si apre con il lancio di ulteriori e sinceramente futili allestimenti speciali, ispirati al mondo dello sport.
La prima novità è la "Sergio Tacchini", dal nome del campione di tennis e della linea di abbigliamento sportivo.
Le basi sono i modelli Fire 750 e 1000 senza alcuna modifica meccanica, ma con caratterizzazioni estetiche quali il famoso logo "ST" sulle fiancate e la mascherina in tinta con la carrozzeria, quest'ultima disponibile nei colori bianco pastello (con interni blu) oppure grigio ardesia e blu dark (con interni verdi).
Nell'anno dei mondiali di calcio nel nostro paese, la Fiat non poteva certo esimersi dall'allestire modelli "celebrativi".
La Panda scende in campo con la versione "Italia 90" che, oltre alla nota mascotte del campionato mondiale, presenta sconcertanti coppe copriruota con motivo a… pallone!
Oltre alla berlina, interessante la versione "Italia 90 Cabriolet" tirata in soli 40 esemplari dalla carrozzeria Maggiora.
Entrambi i modelli in livrea bianca compresi i paraurti con interni ovviamente di colore azzurro: la storia insegna che comunque il tutto ci portò sfiga.
Arrivano ai listini anche altre speciali: la "Young 2", la "New Dance" e "4x4 Sisley 2", con le stesse caratteristiche delle precedenti "Young", "Dance" e "4x4 Sisley" ma con prezzi leggermente inferiori.
Da notare come la "Young 2" torni subito alla denominazione "Young" semplicemente.
Altro avvicendamento avviene tra la versione base della 4x4 che cambia nome in Panda4x4 "Trekking", mantenendo il medesimo allestimento inferiore come ricchezza a quello dell' "ammiraglia" della gamma, la 4x4 "Sisley 2".
Chiude la "sfilata" la versione celebrativa per i dieci anni del modello, la "Top Ten", tirata in mille esemplari numerati e caratterizzata dalla verniciatura integrale di paraurti, retrovisori, mascherina e coppe ruota.
Internamente, rivestimenti in tessuto quadrettato e padiglione e pavimento in tinta coordinata. La meccanica è quella della 1000 Fire.
Arrivano nei listini i modelli della gamma "Europa" caratterizzati da accorgimenti tecnici per ridurre le emissioni inquinanti.
Però, non tutte sono versioni catalizzate poiché alcuni modelli Panda rimangono alimentati a carburatore, il che poco si addice al controllo della miscela aria-benzina necessario per una vera catalizzazione dello scarico.
Le versioni Europa apparvero nei listini nel Gennaio 1990 inizialmente con allestimento 750 CL, 1000 CL e 1000 4x4 a carburatore non catalizzate e solo qualche mese dopo debuttarono le prime Panda equipaggiate con motore 1000 Fire ad iniezione con marmitta catalitica.
Ma la più grande novità del 1990 fu l'introduzione dell'innovativo modello a propulsione elettrica: la Panda Elettra.
Esteticamente, solo l'assenza della qui inutile griglia del radiatore e la vistosa decalcomania sulle fiancate, differenziano il nuovo modello.
Le novità sono ovviamente tutte nascoste: il motore elettrico alimentato in corrente continua da 72 volt è posto anteriormente e sviluppa 12,6 cv (9,2 kw) con picco di 18,7 cv (13,7 kw).
La corrente di 150 ampere (330 a max) è assicurata da 12 moduli di batterie al piombo da 6 volt ciascuno ospitati in parte nel vano motore ed in parte nel bagagliaio.
Per l'ingombro delle batterie stesse, l'abitacolo prevede due soli posti, ma per il resto si ritrovano gli interni delle Panda di sempre.
Le prestazioni sono condizionate dal notevole peso di 1050 kg e non si va oltre i 65 km/h di velocità massima; mentre per quanto riguarda l'importante voce dell'autonomia, la casa dichiarava 100km, ma la prova su strada
dell'epoca condotta da Quattroruote rilevò soli 46km (77 per un altro esemplare più rodato).
Per ricaricare bastava ribaltare la mascherina anteriore e collegare l'auto ad una normale presa di corrente da 16 A.
La Elettra non ebbe purtroppo il successo sperato, ma fu comunque uno dei primi concreti esempi di auto elettrica normalmente commercializzata, seppur al costo esorbitante di quasi 26 milioni dell'epoca.
1991
Invece della solita pioggia di versioni speciali, arrivano per la gamma Panda numerosi piccoli aggiornamenti estetici interni ed esterni atti a dare una rinfrescata generale al modello ormai sulla breccia da 11 anni.
Forse definirla "terza generazione" è un po' eccessivo, ma i rinnovamenti apportati alle Panda nel corso del 1991 sono abbastanza significativi da giustificare almeno una "seconda serie e mezzo".
All'esterno salta subito all'occhio il nuovo disegno della mascherina anteriore che richiama quello dei recenti modelli della casa torinese: la calandra, infatti, ha ora lo stile di quella della Tipo, ma di colore nero anziché in tinta con la carrozzeria.
Il solo modello "Shopping" prevede tale particolare verniciato integralmente, che può quindi essere anche in una delle nuove quattro colorazioni introdotte dalla casa: verde Malta metallizzato, avorio chiaro, blu Dark metallizzato e grigio Ardesia metallizzato.
All'interno una raffica di piccoli nuovi particolari, come nuovi tessuti dei sedili, nuovo padiglione, moquette a rivestire pavimento e cappelliera, maniglie e poggiabraccia delle porte più grandi, interruttori sulla plancia illuminati e un nuovo volante a quattro razze su alcuni modelli.
Debutta anche un nuovo allestimento CLX contraddistinto da una buona dotazione di serie come vetri atermici, cambio a 5 marce e specchietto destro.
Meccanicamente, poco da dire: nuove tarature delle sospensioni e introduzione del motore Fire 1108 cc a iniezione catalizzato da 50cv riservato per il momento al solo modello Selecta Europa.
Altro importantissimo debutto: presentata verso la fine dell'anno precedente, arriva la Panda con il cambio automatico.
Ma non un classico automatismo idraulico con convertitore di coppia, bensì la variante a controllo elettronico del noto cambio automatico a cinghia detto appunto E-CVT.
Questo tipo di cambio, già montato su Tempra, Tipo e Uno in edizione CVT e sulla Y10 in analoga versione elettronica; prevede una variazione continua dei rapporti anziché un numero fisso degli stessi.
In pratica, un numero infinito di "marce" realizzato con una cinghia speciale che collega due pulegge di diametro variabile che consentono così di variare il rapporto tra motore e trasmissione.
L'allestimento è quello delle versioni CL motorizzata con il solito 999 Fire da 45cv oppure con l'esordiente della nuova gamma, il 1100 ad iniezione elettronica catalizzato.
1992 - 1993
Dopo le novità del 1991, la Panda nel 1992 e nel 1993 viene messa in ombra dall'arrivo della nuova piccola di casa Fiat, la Cinquecento, che ne oscura parzialmente la fama e le vendite che restano comunque sempre ai vertici della categoria, pur perdendo la palma di utilitaria più venduta in Italia che deteneva da anni.
Dobbiamo tener conto, infatti, che stiamo parlando di un modello che, pur se ancora validissimo, ha imboccato la parabola discendente della sua carriera, quindi va da se che le novità sono davvero poche: qualche rinomina dei modelli e la sparizione della denominazione "Europa" nel 1992, mentre nel
1993 vengono ritirate definitivamente dai listini tutte le versioni prive di marmitta catalitica dato che dal primo Gennaio le non catalizzate non possono più essere vendute in Italia.
Quindi le 750 spariscono e la nuova versione base diventa la Panda "Dance" equipaggiata però da un 899 ad iniezione catalizzato, riedizione del 903 della vecchia serie.
Le versioni 4x4 vengono invece equipaggiate dal 1108 ad iniezione elettronica da 50cv già apparso sulle Selecta.
Da notare come le versioni catalizzate abbiano il cambio comandato tramite cavi "Bowden" al posto dei vecchi leveraggi che avrebbero interferito con il catalizzatore.
1994 - 2001
Nel 1994 le Panda diventano disponibili solo con due motorizzazioni, 899cc e 1108cc ovviamente ad iniezione e catalizzate.
Il glorioso 999cc Fire viene quindi pensionato in favore della nuova cubatura da 899cc in comune con la Cinquecento.
Con tale motorizzazione ritorna una serie speciale per certi versi "storica" del modello, la "Young" che fu vendutissima nella precedente edizione da 750cc.
Seguono un paio di anni, 1995 e 1996, nei quali la Panda continua staticamente la sua carriera commerciale che comincia a segnare un po' il passo, nonostante sembri stregata da un successo che bene o male le consente di rivaleggiare ancora con la ben più giovane ma meno versatile Cinquecento.
Il 1997 si apre con qualche novità: invece di essere pensionata a causa del minimo storico nelle vendite toccato l'anno prima, la Panda si presenta al nuovo anno con nuovi tessuti per gli interni, nuove tinte della carrozzeria, più accessori di serie, ma soprattutto con una notevole diminuzione dei prezzi che la porta a cavalcare ancora stabilmente il secondo posto tra le super-utilitarie più vendute in Italia, risultando, tra l'altro, tra le poche in listino ad essere attorno i 12 milioni di lire (all'epoca).
Vengono introdotti nella gamma l'interruttore inerziale che blocca l'afflusso di carburante in caso di incidente e l'immobilizer elettronico a chiave codificata.
La lussuosa versione "Jolly" prevede una ricca dotazione di serie che comprende anche alzacristalli elettrici e chiusura centralizzata.
Grazie anche agli incentivi statali per la rottamazione e a questi necessari aggiornamenti, le vendite della Panda tornano ad un confortante rialzo.
Nel 1998 la gamma viene ulteriormente ridimensionata: rimangono a listino tre sole proposte, due 900 a trazione anteriore e una 1100 a trazione integrale inseribile.
Sparisce la nota Selecta con cambio ECVT, un modello che a dire il vero non ha mai incontrato i favori degli utenti Panda nonostante la sua vocazione cittadina.
Questi allestimenti rimarranno disponibili solo fino al 2000, dato che da Gennaio del 2001 le Panda verranno motorizzate solo dal 1108 ma ora ad iniezione multipoint per rientrare nella categoria di omologazione Euro 3.
Ed è questa l'ultima modifica significativa apportata alle Panda ad Ottobre 2002.
2002 - Considerazioni sul "fenomeno" Panda
L'idea di spostarsi verso il contenimento dei prezzi per mantenere viva la competitività della Panda è stata l'azzeccata mossa che ha portato la piccola torinese ad oltrepassare la soglia di 20 anni di presenza in listino nonostante l'anzianità del suo progetto rispetto all'aggressiva concorrenza,
cosa evidente specialmente sul piano delle dotazioni di sicurezza.
Al giorno d'oggi, infatti, anche le piccole sono dotate di climatizzatore, abs, airbag, barre anti-intrusione e scocca a deformazione progressiva; ma, pur se questi importanti accessori sono destinati a rimanere estranei alla Panda, quest'ultima rimane competitiva per i citati prezzi "stracciati" e per la sua innata vocazione alla versatilità che ne fanno, tra l'altro, anche una ottima alternativa all'usato o come seconda auto di famiglia.
Senza dimenticare che le "prestigiose" versioni 4x4 nei paesi di montagna vanno per la maggiore: nei posti più impensati dove si arriva con mulattiere o fuoristrada specialistici, non di rado ci trovi una Panda.
Insomma, siamo davanti ad un cocktail "micidiale" destinato a durare ancora per altri venti anni, fatto di essenzialità, robustezza ed efficienza e, sinceramente, non si sa con quale coraggio i vertici della Fiat l'abbiano messa da parte nel 2003, sostituendola con la "solita" utilitaria moderna ed impersonale.
Ma quale che sia il suo futuro, ormai la Panda non è più solo una macchina, ma un oggetto di culto pieno di menefreghismo un po' snob: praticamente una Due Cavalli all'italiana...
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