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Strategie produttive europee

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Promemoria primo messaggio :

Sta FIat marpionne made fa sempre più ribrezzo. Comportamenti vomitevoli. In quanto alla tipo dobbiamo considerare che è proprio il pianale tipo-tempra che è servito da base per dedra e 155. QUindi è proprio molto naturale che studiassero qualche alternativa sportiva su quel pianale. In fondo è un buon pianale e l'estrema semplificazione dell'ancoraggio degli accessori lo rende molto "plasmabile" per diverse soluzioni. In quegli anni la 155 spopolava in pista ma se ci pensate il pianale era quello di un'auto progettata per il tutto avanti e per destinare spazi immensi a passeggeri e bagagli. Alla fine a parte motore e pilota davanti girava in pista con 6 metri cubi di aria dal sedile al rivestimento posteriore ! La 75, con la trazione posteriore era più equilibrata ...magari un pò più scomoda per una famiglia!

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Termini Imerese è sempre stato uno stabilimento in perdita. E non per colpa della Fiat. Semplicemente lì non lavoravano.

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rama ha scritto:
E pensare che c'era uno stabilimento Fiat a Termini Imerese nel centro del mediterraneo. Qualche macchina si poteva vendere anche nel nord Africa, struttura produttiva quasi pronta per modelli adatti a quei mercati sulla falsa riga della Dacia che utilizza componenti di altre vetture un pochino datate.


Produrre a Termini Imerese sarebbe costato comunque troppo, produrre in Italia costa troppo. Per produrre veicoli economici occorre delocalizzare in quei paesi dove i costi del lavoro sono bassi, a Fiat conviene potenziare lo stabilimento in Turchia oppure quello in Serbia se vuole produrre un veicolo economico.
Il problema in Italia è estremamente grave ma anche in altri paesi europei non è da sottovalutare, non a caso PSA ha investito in Marocco anzichè in Francia, nonostante costi del lavoro, tasse e burocrazia in Francia siano meno castranti che in Italia... Neutral

In Italia, nell'attuale situazione, rimane sensato produrre solo auto di lusso, dove il valore aggiunto del prestigio del marchio, delle finiture e della qualità dei materiali, è ancora apprezzatissimo in tutto il mondo. Non è un caso se VAG ha investito in Italia con i marchi Lamborghini e Ducati e da lavoro a tanti italiani continuando a produrre in Italia, nonostante tutto...

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La tua mr turbo è un'ottima considerazione..triste ma realistica. Domenica il Corriere titolava : "tasse, fino ad oggi gli italiani hanno lavorato per lo stato".....sei mesi di lavoro GRATIS, altri 6 mesi per noi. Come si fa ad essere competitivi?

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karme70 ha scritto:
La tua mr turbo è un'ottima considerazione..triste ma realistica. Domenica il Corriere titolava : "tasse, fino ad oggi gli italiani hanno lavorato per lo stato".....sei mesi di lavoro GRATIS, altri 6 mesi per noi. Come si fa ad essere competitivi?


Magari fossero solo 6 mesi karme... Purtroppo siamo andati ben oltre ed i 6 mesi donati allo stato non bastano più, sempre più tasse e sempre meno servizi Mad

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E intanto loro ridono e continuano ad incassare stipendi e pensioni da favola.....e a fare arrivare qui disperati sul cui destino stendiamo velo pietoso......e noi a lavorare fino ad 80 anni. SInceramente vorrei svegliarmi una mattina e trovare che hanno cambiato tutto....mi hai capito......peggio di così non sarà mai

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MrTurbo ha scritto:

tasse e burocrazia in Francia siano meno castranti che in Italia...  Neutral


E no invece, le tasse aziendali sono del 51.7% in Francia, tasso più alto di Europa, 43.4% per l'Italia...

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quindi le aziende se la passano meglio che da noi....peccato che per noi poveracci si arrivi al 60% ....senza contare la miriade di tassazioni indirette su ogni stronz.....che fai: su alcuni passaggi arrivi a pagare 3 volte le tasse ....sulle tasse!

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Caro 131, mi spiace contraddirti ma non è cosi... Magari fossero solo il 43% in Italia... Il 43% sono le imposte dirette alla quale vanno sommate una miriade di imposte su immobili, dipendenti, conti correnti, ecc... Siamo oltre il 60% reale.

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Stavo solo paragonando quanto è paragonabile. Se sommiamo tutto come te, la Francia rimane al di là dell'Italia.

Ma c'è un altro parametro di cui bidogna tenere conto: il consenso alle imposte. Se hai buoni servizi, buone strade, buone scuole, buonaprotezioe sociale, allora sei più inclino ad accettare di lasciare più della metà di quanto guadagni.

Quello che è vero è che un po' per cultura latina (siamo simili) pensiamo essere i più disperati, un po' per individualismo (forse un pochettino più elevato in Italia), e sicuramente perché strade, amministrazione e protezione socilae sono peggiori in Italia, la soglia del consenso al tasso di impsote è stato superato prima in Italia che in Francia (mentre qui se ne parla solo da 2 o 3 anni perché non ci sono risultati visibili e iniziano a scoppiare anche quà i scandali...)

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Smart, il ricatto: o la riduzione dei salari o la delocalizzazione

Strategie produttive europee - Pagina 9 Smart-hambach

Parigi, 22 ott – La riduzione del salario o la delocalizzazione. E’ questa la scelta di fronte alla quale si sono trovati gli oltre 1200 lavoratori di”Smartville“, la fabbrica nella quale sono prodotte le Smart, le popolari auto a due posti. Siamo ad Hambach, piccolo comune della Lorena al confine con la Germania.

Dalla Daimler, la casa madre tedesca, è arrivata la proposta di aumentare le ore lavorative settimanali: da 37 a 39, mantenendo però pressoché lo stesso stipendio, che crescerebbe del 6% rispetto al 12% di aumento del carico di lavoro. Significa, se le proporzioni non sono un’opinione, rinunciare in sostanza ad una parte del salario. Scontato il “No” da parte di lavoratori e sindacati.

Il problema, spiegando dalla Daimler, sta nel garantire sostenibilità all’impianto, che è alle prese con un processo di riduzione dei costi con l’obiettivo di garantire la produzione fino al 2020. Ma c’è di più. Perché buona parte dello studio di analisi è stato condotto con riferimento agli stabilimenti di Novo Mesto (Slovenia), dove la Daimler assembla le Smart a quattro posti del modello “ForFour”. La fabbrica slovena è attiva dal 2010 e garantisce – grazie principalmente al più basso costo del lavoro – un costo di produzione a vettura pari a circa 600 euro in meno. Grazie al piano di aumento delle ore a (quasi) parità di stipendio sarebbe possibile ridurre questo divario Francia-Slovenia di quasi la metà. Garantendo così a Smartville di continuare a produrre fino al 2020.

Dalla delocalizzazione al trascinamento al ribasso dei salari e delle condizioni di lavoro, il passo è evidentemente più breve di quanto non si immagini.

L’alternativa, nel caso in cui il muro contro muro non dovesse portare ad alcun accordo? Sempre la delocalizzazione, sempre a Novo Mesto, dove l’impianto ha ancora una capacità potenziale per realizzare altre 250mila vetture Smart ogni anno. Giusto giusto, guarda il caso, quanto basta per assorbire la produzione di Hambach.



http://www.ilprimatonazionale.it/economia/smart-delocalizzazione-riduzione-salari-32797/

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A Novo Mesto, in Slovenia c'era e credo ci sia ancora uno stabilimento che produce o assembla Renault, la fabbrica si chiama IMV. Qualche anno fa ho visto molte bisarche che trasportavano le Clio per la polizia francese.
Nella stessa città c'è anche l'ADRIA che produce camper.
Ormai l'età avanza, ma se non sbaglio ai tempi del maresciallo Tito assemblavano anche i Maggiolini e le Golf, doveva chiamarsi TAS.

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[ la ristrutturazione Michelin chiude 3 impianti in Europa Addio a 578 posti in Italia entro 2017 Il gruppo ha deciso di riorganizzarsi in Gran Bretagna, Germania e Italia A Fossano (Cuneo) 400 tagli: «Flessione dei volumi del 45% e costi troppo alti»] la ristrutturazione
Michelin chiude 3 impianti in Europa
Addio a 578 posti in Italia entro 2017
Il gruppo ha deciso di riorganizzarsi in Gran Bretagna, Germania e Italia
A Fossano (Cuneo) 400 tagli: «Flessione dei volumi del 45% e costi troppo alti»

Strategie produttive europee - Pagina 9 MOTP01F6_3670331F1_14670_20130610220933_HE10_20130617-k6XG-U4313018450617214E-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443

Michelin — la multinazionale francese delle gomme che ha come simbolo il famoso omino composto da camere d’aria di pneumatici — taglierà 578 posti di lavoro in Italia entro il 2017, nell’ambito del piano strategico 2016-2020 che prevede la chiusura di tre impianti in Europa di cui uno in Italia. Entro la fine del 2016 chiuderà il sito italiano di Fossano in provincia di Cuneo (400 dipendenti) e quello di Oranienburg in Germania ed entro la metà del 2018 anche quello di Ballymena nel Regno Unito: in totale sono 1.500 i posti di lavoro a rischio. Il marchio francese di pneumatici — tra i tre più grandi al mondo (con Bridgestone e Goodyear) — ha infatti deciso di riorganizzare le filiali di Gran Bretagna, Germania e Italia: per Fossano, in particolare, Michelin parla di una flessione dei volumi del 45%, che si traduce in una «situazione di cronica non saturazione degli impianti». Gli altri esuberi italiani sono ad Alessandria (30), Torino (120) e Tribano (Padova) (28). Michelin spiega comunque di voler «continuare ad essere un’importante e solida realtà industriale, commerciale e logistica in Italia» e sottolinea che il piano strategico punta a 180 milioni di euro di investimenti al 2020.

Cosa cambia in Italia

In Italia la chiusura dello stabilimento di Fossano — il maggior sito produttivo di Michelin in Europa — comprende un più ampio piano di riorganizzazione delle attività dell’impresa, sottolinea Michelin, di cui beneficeranno i siti di Cuneo (che conta più di 2mila dipendenti) e di Alessandria (800 dipendenti). Inoltre, la rete logistica di Michelin sarà trasformata, e si avvicinerà a questi due siti. Di conseguenza, il sito di Tribano, che dà lavoro a 28 persone, sarà chiuso entro il 2017. In totale, questo piano di riorganizzazione interessa 578 persone, di cui appunto 400 solo a Fossano. In tutta Europa, si contano 65mila dipendenti di Michelin, in 40 siti produttivi dove si garantisce il 40% delle vendite mondiali. Motivo della riorganizzazione, spiega l’azienda, è la crisi economica che ha colpito in misura pesante il mercato europeo degli pneumatici, caratterizzato inoltre da un contesto altamente competitivo. Il calo dei volumi di Fossano a partire dal 2009, in particolare, deriva dal fatto che — spiega l’azienda — i 2/3 dell’attuale produzione di cavi metallici standard è oggi acquistabile sul mercato a costi «decisamente inferiori». Secondo Michelin «la fornitura di questi semilavorati, in una logica di ottimizzazione dei costi di tutta la filiera di produzione degli pneumatici, richiede soluzioni economicamente sostenibili».

La protesta

La risposta dei dipendenti italiani è stata tempestiva: annunciate per domani quattro ore di sciopero per ogni turno di produzione a Fossano. In programma anche una manifestazione, alla quale prenderà parte il segretario della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. Oggi pomeriggio, intanto, i sindacati illustreranno la vertenza all’Unione industriale di Torino.

Cosa cambia in Europa

In Germania, la chiusura del sito di Orianienburg, che conta 180 dipendenti, si tradurrà in una concentrazione delle attività ora esistenti nel sito francese di Avallon. Nel Regno Unito, invece, verrà chiuso il sito di Ballymena (860 dipendenti) entro la metà del 2018. Per finanziare il piano di ristrutturazione, Michelin prevede un accantonamento di 280 milioni di euro di oneri non ricorrenti nel bilancio del 2015.


http://www.corriere.it/economia/15_novembre_03/dieta-dell-omino-michelin-addio-578-posti-italia-entro-2017-6d7849a8-8232-11e5-aea2-6c39fc84b136.shtml

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michele131cl ha scritto:
omino composto da camere d’aria di pneumatici


Strano che il termine latino "bibendum" che è il nome dell'omino non sia stato tradotto o usato al meno in lingue latine.

Infatti alla fine del '800, la gomma Michelin "beveva l'ostacolo"....
Negli anni 2010, la Michelin sta bevendo tutt'altro....

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Volkswagen Caso forniture interrotte: sei le fabbriche ferme

Gli stop alla produzione nelle fabbriche tedesche della Volkswagen continuano: la notizia di oggi è che i provvedimenti si sono allargati ad altri due impianti, portando il totale di quelli coinvolti a sei.

Il quadro aggiornato. L'interruzione delle attività, dovuta alla sospensione delle forniture da parte di ES Automobilguss e Car Trim, ha colpito un totale di 25 mila dipendenti. E causato il fermo delle linee di Golf (una settimana a Wolfsburg e Zwickau) e Passat (a Emden, macchinari fermi da giovedì scorso a mercoledì prossimo) mentre - sempre a Wolfsburg - Tiguan e Touran non subiranno conseguenze. Orari corti anche per gli impianti di componentistica di Kassel, Braunschweig e Salzgitter, le ultime due sedi produttive colpite dalle conseguenze dello scontro coi fornitori.

Le cifre in ballo. Le due aziende sul piede di guerra, che fanno capo al gruppo Prevent GmbH, accusano la VW di aver interrotto i contratti senza pagare la penale: in ballo, riporta la Süddeutsche Zeitung, ci sarebbero 58 milioni di euro, sui quali le parti riprenderanno a trattare da oggi. In vista di una soluzione che potrebbe essere imminente, secondo la stampa tedesca.

Il contratto rescisso da VW. Oggetto del contendere, sostiene l'edizione europea di Automotive News citando fonti anonime vicine alle trattative, sarebbe un contratto da 500 milioni di euro con avvio delle forniture previsto per l'anno prossimo. La Car Trim, che aveva iniziato a preparare le linee per la produzione delle parti, chiede ora alla VW un risarcimento danni per l'avvio delle operazioni, bloccate con lo stralcio dell'accordo da parte di Wolfsburg.

Il taglio dei costi sullo sfondo. La battaglia coi due fornitori "ribelli" va inquadrata nel quadro più ampio del taglio dei costi deciso da Müller e soci per ridare fiato agli esigui profitti generati dal marchio Volkswagen: la dirigenza ha messo in cantiere una revisione della spesa che dovrebbe portare risparmi per un miliardo di euro l'anno. Obiettivo che - accusano le aziende partner - Wolfsburg vuole realizzare sulla pelle dei "supplier". Che si sono messi di traverso, con un blocco che potrebbe portare al Costruttore perdite per 100 milioni di euro a settimana, secondo uno studio di Ubs pubblicato dal quotidiano tedesco Die Welt.





http://www.quattroruote.it/news/industria/2016/08/22/volkswagen_caso_forniture_interrotte_sei_le_fabbriche_ferme.html

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Il nuovo Crafter arriva dalla Polonia
Inaugurato a Wrzesnia lo stabilimento che produrrà il large van di Volkswagen e il gemello MAN Tge

Strategie produttive europee - Pagina 9 Stabilimento-crafter-polonia_5

La nuova generazione di Volkswagen Crafter verrà prodotta in Polonia, a Wrzesnia, dove nel giro di 23 mesi e con un investimento di 800 milioni di euro il Colosso tedesco ha costruito lo "stabilimento più moderno d'Europa". Dalle linee a cinquanta chilometri da Poznan, dove viene invece fabbricato Caddy, usciranno anche i MAN TGE, il modello con il quale l'altro marchio controllato dal Gruppo debutta nel segmento dei commerciali leggeri. L'inaugurazione del sito sancisce la fine della cooprazione con Daimler, che finora fabbricava il modello nel sito tedesco di Ludwigsfelde.

PREVISTE 69 VARIANTI
I manager del Gruppo hanno confermato 69 varianti di Crafter, appena insignito del titolo di Van of ther Year 2017. La lunghezza massima (tre quelle previste) arriva a 7.391 mm, mentre l'altezza (sempre tre quelle a listino) arriverà fino a 2.798. Il volume di carico massimo è di 18,4 metri cubi, mentre l'altezza del vano sfiora i 2,2 metri. A Wrzesnia, dove il sito copre una superficie di 2,2 chilometri quadrati, Volkswagen prevede una produzione fino a 100mila veicoli l'anno.

IN MARZO IL DEBUTTO ITALIANO
Il nuovo Crafter arriverà sul mercato italiano in marzo con un listino che non dovrebbe discostarsi troppo da quello attuale. Inizialmente sarà disponibile a trazione anteriore e integrale, mentre in seguito l'offerta verrà integrata anche con quella posteriore. Entro la fine del 2017 arriverà la variante a zero emissioni presentata all'IAA di Hannover.

PER LA PRIMA VOLTA ANCHE COME CAMPER
La seconda generazione del large van tedesco verrà proposta per la prima volta in Italia anche in versione camperizzata. Si tratta di una novità della gamma alla quale sta lavorando il management del quartier generale di Verona. Saranno verosimilmente modelli "alto di gamma" realizzata da allestitori specializzati nazionali.



http://www.omnifurgone.it/magazine/2821/il-nuovo-crafter-arriva-dalla-polonia

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Con la batosta americana devono lavorare, meglio con operai polacchi a basso costo!

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Psa studia matrimonio con Opel. Furia Berlino
Francesi confermano ipotesi




PARIGI - Peugeot-Psa studia un possibile matrimonio con Opel. Nel giorno di San Valentino, lo storico costruttore automobilistico francese ha annunciato che sta valutando la possibilità di acquisire le due filiali europee (in deficit cronico) di General Motors (GM), la Opel, appunto - basata in Germania - nonché il marchio britannico Vauxhall. Una notizia che ha fatto infuriare i tedeschi. A Berlino, la neo-ministra dell'Economia Brigitte Zypries ha definito "inaccettabile" il modo di procedere di Gm e Psa. Motivo? Non aver informato in anticipo dei piani il sindacato (Ig Metall), il Land dell'Assia e il governo tedesco. Anche i presidenti dei Laender in cui ci sono stabilimenti Opel si sono detti preoccupati. Malu Drayer, alla guida della Renania-Palatinato, ha espresso la speranza che "un'eventuale acquisizione da parte di Psa non metta a rischio i posti di lavoro a Kaiserslautern", mentre il presidente dell'Assia Volker Bouffier si è detto indifferente rispetto al fatto che il proprietario sia americano o francese, "importante è quel che accade qui a Ruesselsheim", sede centrale della Opel in Germania.

Dopo un tam tam di indiscrezioni di stampa, Psa ha confermato oggi di "esaminare con Gm numerose iniziative strategiche per migliorare la sua redditività e la sua efficacia operativa, incluso un'acquisizione potenziale di Opel". Anche se "in questo momento non esiste alcune certezza sulla conclusione" di un accordo in tal senso, ha aggiunto il gruppo in una nota. Psa e Gm si conoscono bene, legati da tempo da accordi e progetti industriali comuni. Dal 2012, i gruppi francese e americano hanno stretto un'alleanza che prevede, ad oggi, tre progetti in comune: la nuova Opel Zafira prodotta in Francia da Psa, il successore della Citroen C3 Picasso che uscirà invece dagli stabilimenti spagnoli di Opel, nonché una piccola utilitaria. Partenariati industriali che affondano le radici nella grande unione strategica stretta nel 2012, ma le cui ambizioni vennero riviste al ribasso. A quei tempi in gravi difficoltà economiche, il gruppo Usa aveva ceduto, a fine 2013, il 7% di Psa acquisito in un primo tempo. Ma i tempi cambiano e ora i francesi non escludono una potenziale fusione con Opel-Vauxhall. Anche se i principali azionisti - la famiglia Peugeot e il gruppo cinese Dongfeng Motor - si chiudono dietro a un secco no comment. Riserbo anche da parte dello Stato francese, terzo grande azionista della Maison Psa. Il board del gruppo si terrà nei prossimi giorni, anche per la presentazione dei risultati annuali la settimana prossima.

Secondo Les Echos, le ipotetiche nozze presentano vantaggi e inconvenienti. Da una parte, permetterebbero al costruttore francese di aumentare i suoi volumi - "una vera e propria necessità" - ma gonfierebbe ulteriormente il suo radicamento europeo quando il numero uno, Carlos Tavares, vorrebbe invece internazionalizzarlo di più. Sempre secondo il giornale c'è poi il problema degli stabilimenti, visto che Opel e Psa dispongono di numerosi siti industriali in Europa. Senza parlare dei modelli, non necessariamente complementari. Lo scorso anno, Gm ha venduto 1,1 milioni di veicoli per un fatturato di 16 miliardi di euro e una perdita di 257 milioni. Ma dal 2000 ha registra perdite superiori ai 15 miliardi nel Vecchio Continente.



https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/attualita/2017/02/14/peugeot-valuta-possibilita-acquisto-opel-titolo-vola_cfb0a30d-2c03-4657-a731-44f7525f36fb.html






Peugeot acquista in India marchio icona dei taxi Ambassador
Grandi potenzialità per nuovo modello derivato da berlina 301


Strategie produttive europee - Pagina 9 3261fe90e6d12d192d093f1dcf4909c3

ROMA - Mentre non si placano le polemiche, innestate dall'atteggiamento del presidente Usa Donald Trump nei confronti dell'Iran, Paese in cui PSA sta attuando un importante piano di cooperazione con il costruttore locale Khodro, dall'India arriva la notizia di un nuovo ulteriore (e potenzialmente importante) tassello nella strategia di espansione internazionale del Gruppo francese. La Hindustan Motors, posseduta dalla CK Birla - che ha recentemente sottoscritto un accordo di cooperazione con PSA - ha ceduto a Peugeot il marchio Ambassador, attualmente inattivo ma elemento 'forte' nella storia e nella cultura automobilistica dell'India.

La Hindustan Ambassador, nonostante la sua produzione sia cessata nel 2014, è infatti il taxi ancora oggi più diffuso in quel vasto mercato ed è quindi popolarissima. Derivata, attraverso innumerevoli aggiornamenti da un vecchio modello della Morris Oxford (tanto da essere uscita di scena alla sua 20ma generazione)la Ambassador è sul mercato dalla fine degli Anni '60, Recentemente era stata nominata 'miglior taxi del mondo' da Top Gear battendo un'agguerrita schiera di rivali provenienti da Gran Bretagna, Usa, Germania, Sudafrica, Messico e Russia. La stampa indiana, nel riportare la notizia della cessione non fornisce indicazioni su quello che potrà essere il futuro del nome Ambassador e di un eventuale sostituto di questo modello. Tuttavia, alla luce di recenti stime (500mila taxi da sostituire in India e altre 500mila nuove immatricolazioni) è facile immaginare che Peugeot possa sfruttare questa grande opportunità per lanciare in quel mercato uno specifico modello con brand Ambassador ma con moderna tecnologia e altri elementi derivati, ad esempio, dalla berlina 301 pensata e realizzata proprio per i Paesi emergenti.


https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/attualita/2017/02/14/peugeot-acquista-in-india-marchio-ambassador-icona-dei-taxi_4e78e103-7875-40b6-9036-1bab7790483e.html

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Questa per noi italiani non è bella notizia.
http://www.clubalfa.it/24498-fiat-panda-la-produzione-si-sposta-in-polonia-per-lasciare-spazio-ad-alfa-romeo.html

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Era nell'aria ora è ufficiale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/06/psa-opel-il-gruppo-francese-annuncia-lacquisto-del-marchio-tedesco-da-general-motors-per-13-miliardi-di-euro/3433837/

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bull62 ha scritto:
Era nell'aria ora è ufficiale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/06/psa-opel-il-gruppo-francese-annuncia-lacquisto-del-marchio-tedesco-da-general-motors-per-13-miliardi-di-euro/3433837/


Dai cosidetti "rumors" pare che questa operazione possa aiutare la fusione GM con FCA.

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FordIl Wsj: "Taglierà il 10% della forza lavoro mondiale"

La Ford si prepara a tagliare il 10% della forza lavoro su scala globale, che conta circa 200 mila dipendenti: un autentico fulmine a ciel sereno, arrivato in mattinata con la prima pagina dell'edizione odierna del Wall Street Journal, secondo cui un annuncio ufficiale al riguardo arriverà entro questa settimana.

Titolo ai minimi. Il quotidiano finanziario, che cita fonti anonime vicine alla dirigenza, motiva la sua ricostruzione con la ricerca di maggiori profitti da parte di Dearborn, collegandola alla flessione del prezzo delle azioni lamentata da più parti nel corso dell'annual meeting della scorsa settimana. Quello del market cap è un tema di stringente attualità: il titolo dell'Ovale Blu, che ha chiuso ieri a 10,92 dollari, è pericolosamente vicino ai minimi annui (10,90) e a distanza siderale dal massimo raggiunto negli ultimi dodici mesi (14,04).

Lo spauracchio del "peak auto". Una situazione che genera malcontento tra gli azionisti, preoccupati anche dallo spettro del "peak auto", espressione con cui si indica negli Usa il momento (ciclico) in cui il mercato smette di crescere e si avvia verso la flessione: dopo sette esercizi consecutivi con il segno più, la prospettiva sembra sempre più vicina. E quando prenderà corpo andrà a intaccare i generosi margini che i costruttori ottengono su pick-up e truck, estremamente popolari in America.

La posizione della Casa. In un contesto simile, il taglio dei costi (tre miliardi di dollari entro fine anno) è una necessità quanto mai avvertita, come in parte riconosce la stessa Ford nella sua replica: "Restiamo concentrati su tre priorità strategiche: fortificare i pilastri dei profitti nel core business, trasformare le aree meno efficienti e investire sulle opportunità emergenti. Tagliare i costi e diventare più leggeri ed efficienti possibile", conclude la Casa "resta parte dei piani. Non abbiamo, tuttavia, annunciato alcuna azione sul personale, né commentiamo le indiscrezioni".


http://www.quattroruote.it/news/industria/2017/05/16/ford_il_wsj_tagliera_il_10_della_forza_lavoro_mondiale_.html

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Posti di lavoro che non verranno mai più recuperati. I robot sostituiscono l'uomo, ma se l'uomo non lavora e incassa non compra nulla. Puntano sul fatto che si può vendere un'auto a ogni famiglia cinese o indiane per poi cominciare con l'Africa, ma è una visione a medio raggio, tra 10/15 anni anche qui mercati cominceranno a saturarsi.

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In effetti è tutto una contraddizione!!! Se tagli la manodopera dovresti tagliare anche i prezzi del prodotto...ma a quanto pare qui è tutto rivolto all'incremento di profitto. E ome diceva Rama se la gente non guadagna non compra ......Per arricchire la dirigenza ford facciamo altri poveri ....Io non ho mai comprato una Ford in vita mia e se fosse per me potrebbero chiuderla anche domattina

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La Volvo S90 ora è prodotta in Cina. E per arrivare in Europa prende il treno
Auto svedese? Non di nascita: la produzione della berlina è stata spostata a Daqing. Il viaggio in treno dura un terzo di quello in nave


Convinti di guidare un’auto fatta in Svezia perché Volvo è un marchio svedese? Nulla di più sbagliato: poche ore fa l’azienda di Goteborg ha annunciato l’avvio delle importazioni in Europa della S90 prodotta in Cina, patria del gruppo Geely, proprietario di Volvo. La berlina di grossa taglia, che concorre con modelli come BMW Serie 5 e Audi A6, è costruita a Daqing, nel nord-est della Repubblica Popolare (sotto, la fabbrica). I primi esemplari “cinesi” arriveranno a Zeebrugge, in Belgio, la prossima settimana.  

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Gli 8.000 km che separano Daqing dal Belgio è coperta da treni capaci di trasportare 120 auto alla volta e di tagliare i tempi di viaggio del 66% rispetto al trasporto via mare: un parametro importante per un’azienda che mira a vendere 800 mila auto l’anno entro il 2020 (contro le 534 mila del 2016, quando gli affari sono cresciuti del 6,2%). Volvo sostiene di essere la prima azienda a spostare le auto dalla Cina all’Europa per via ferroviaria secondo quello che ha chiamato progetto “One Belt, One Road”.  

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La produzione della S90 in Cina è stata avviata lo scorso anno per consentire allo stabilimento svedese di Torslanda di concentrarsi sull’assemblaggio dei Suv XC60 e XC90, fortemente richiesti dal mercato, e della wagon V90. Dal 2015 anche la più piccola S60 destinata agli Usa è “made in China”.  



Per gli addetti ai lavori questo tipo di dinamiche produttive non è affatto nuovo; anche quando si parla di marchi di lusso: giusto qualche giorno fa BMW ha ottenuto le autorizzazioni necessarie per esportare in Europa e Stati Uniti i modelli prodotti in Cina - come Serie 2 Active Tourer, X1, Serie 3 e Serie 5 - grazie alla joint venture con il costruttore Brilliance. Ormai da anni poi, i Suv X3, X4, X5 e X6 vengono assemblati nell’impianto americano di Spartanburg (South Carolina); mentre la Serie 3, il modello più celebre e venduto della casa dell’elica, è fabbricata anche in Sudafrica, a Rosslyn.

Audi invece è presente in Ungheria, dove conta su una forza lavoro di oltre 11 mila dipendenti, da quasi un quarto di secolo: prima con la produzione di motori - oltre 30 milioni di pezzi fino a oggi, destinati a tutto il gruppo VW - e poi con quella di auto. Recentemente a Györ (dove vengono prodotti modelli come TT, A3, A3 Cabrio e il Suv Q3) è stata costruita la milionesima auto in 18 anni di attività dell’impianto (foto sotto). La casa dei 4 anelli inoltre “parla cinese” da oltre 20 anni: infatti le Audi nascono pure a Changchun, nel nord della Cina dove, in cooperazione col partner FAW, il brand sforna A4, A6 e Q5. È invece più recente l’apertura del polo industriale a Foshan, dedicato ad A3 Sportback e A3 Sedan per il mercato locale.

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È necessario sottolineare che talvolta i modelli prodotti in Cina sono destinati alle regioni in cui sono prodotti, e che standard qualitativi e componentistica sono esattamente equivalenti a quelli delle vetture prodotte in Europa: le auto sono infatti fabbricate sulle medesime linee di montaggio, con processi quasi totalmente automatizzati e sottoposte agli stessi processi di verifica durante e dopo l’assemblaggio. Rimane invece un valore aggiunto la progettazione, portata a termine quasi completamente nel Vecchio Continente; almeno per il momento.



http://www.lastampa.it/2017/06/03/motori/attualita/la-volvo-s-ora-prodotta-in-cina-e-per-arrivare-in-europa-prende-il-treno-hmf3MX2ue7G4r3aUuMXl1K/pagina.html

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per me può prendere anche l'astronave.....di sicuro volvo non ne compro

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