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Promemoria primo messaggio :

Fiat Panda Torpedo

Che fine ha fatto il Pandone?

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Tra le numerose leggende che aleggiano nel mondo del fuoristrada, una delle più controverse e dibattute riguarda un misterioso veicolo fantasma a trazione integrale prodotto dalla Fiat che, ideato inizialmente per le forze armate (agli inizi degli anni Novanta), doveva rappresentare la base per il successivo sviluppo di una versione destinata al mercato civile.  Poiché le sue dimensioni erano  appena superiori a quelle della Panda di prima generazione, è stato frettolosamente battezzato “Pandone” anche se quasi nessuno lo ha mai visto da vicino.  In realtà il veicolo è stato prodotto (seppur in due soli esemplari), ma il progetto non è stato sviluppato poiché le auspicate commesse militari non sono mai arrivate.  Il “Pandone” (nel progetto Fiat era designato come “Panda Torpedo”) era equipaggiato con un motore di 1.242 cc, in grado di sviluppare una potenza di 71 CV a 5.500 giri e una coppia di 103.9 Nm, abbinato a un cambio manuale a 5 marce, con trazione integrale inseribile e differenziale posteriore autobloccante a comando elettro-pneumatico.

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Ultima modifica di michele131cl il Sab Mag 13, 2017 1:29 pm - modificato 1 volta.

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131A000 ha scritto:
Sarà il classico modello di stile...

Sembra molto vicina alla Vespa 400, mi sto chiedendo se non è stato un progetto "ceduto'" all'ACMA francese per la produzione delle Vespe 400.... Non so quali potevano essere le relazioni tra ACMA e FIAT...

Può darsi, ma se così fosse stato, in cambio di cosa?

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Opera18 ha scritto:

Può darsi, ma se così fosse stato, in cambio di cosa?


A volte i soldi bastano Smile
Ho cercato velocemente e non ho trovato traccia di contatti tra ACMA e Fiat tramite Piaggio a quest'epoca. Anzi la vespa 400 poteva essere una concorrente alla nuova 500 e sono uscite nel 57 tutte e due, non ci sarebbe nessuna logica.
La Fait acquisto' a Piaggio nel 59, quindi penso che la somiglianza sia una coincidenza oppure semplicmente una consequenza dell'archittetura 2 posti motore posteriore il più economico a quesi tempi..

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Opera18 ha scritto:

Può darsi, ma se così fosse stato, in cambio di cosa?


A volte i soldi bastano Smile
Ho cercato velocemente e non ho trovato traccia di contatti tra ACMA e Fiat tramite Piaggio a quest'epoca. Anzi la vespa 400 poteva essere una concorrente alla nuova 500 e sono uscite nel 57 tutte e due, non ci sarebbe nessuna logica.
La Fiat acquisto' a Piaggio nel 59, quindi penso che la somiglianza sia una coincidenza oppure semplicmente una consequenza dell'archittetura 2 posti motore posteriore il più economico a quei tempi..

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Fiat Multipla concept, i primi bozzetti
14 aprile 2020 -

Correva l'anno 1996, e la Fiat Multipla era pronta al debutto come concept: ecco i primi bozzetti della monovolume




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Tra le meraviglie della collezione di Corrado Lopresto, tra i maggiori esponenti del collezionismo di auto italiano, ci sono anche i bozzetti di una vettura inconfondibile di casa Fiat, la Multipla. L'idea della monovolume nacque nel 1996 dalla matita di Roberto Giolito, attualmente responsabile di FCA Heritage. Il primo dei bozzetti che vi proponiamo mostra uno schizzo dell'esterno, che presenta una firma luminosa squadrata all'anteriore, oltre al concept della plancia e alla struttura della fiancata, con la separazione ideale tra telaio e carrozzeria. 
Gli altri due bozzetti riportano invece indicazioni più precise riguardo alle specifiche della Fiat Multipla concept, che fece il suo debutto ufficiale in occasione del Salone di Parigi del 1996. La variante pronta per la produzione di serie esordì l'anno successivo al Salone di Francoforte e fu commercializzata a partire dal gennaio del 1998. La seconda generazione della Multipla, dopo una passerella al Salone di Ginevra 2004, arrivò sul mercato nell'estate dello stesso anno; per la Multipla il momento della pensione arrivò nel 2010.




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1953. Fiat 682 RN Autobus pubblicitario Fiat Elettrodomestici

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Esempio interessante delle tendenze del design dell'epoca.

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1979. Fiat 131 ibrida - prototipo

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michele131cl ha scritto:
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1979. Fiat 131 ibrida - prototipo

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Chissà che peso al retrotreno con le batterie al piombo, però molto interessante e all'avanguardia come studio marciante. Chissà che fine ha fatto.

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bull62 ha scritto:
michele131cl ha scritto:
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1979. Fiat 131 ibrida - prototipo

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Chissà che peso al retrotreno con le batterie al piombo, però molto interessante e all'avanguardia come studio marciante. Chissà che fine ha fatto.



Da questo vecchio articolo di ruoteclassiche si parla di 175kg di batterie

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Con 175 kg di batterie era destinata a essere un semplice veicolo sperimentale. La capacità di carico veniva praticamente annullata, a meno di riprogettare competamente la 131 e rifare tutto l'iter di omologazione come se fosse un veicolo interamente nuovo.
L'ibrido non è una trovata moderna, ci si pensava già 100 anni fa e fu un esperimento ripreso da più parti negli anni '70 dopo la 1^ crisi energetica.

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Rinasce l’Abarth 1000 SP


A 55 anni dal debutto della storica barchetta, l'Abarth ne ripropone una riedizione moderna utilizzando come base l'Alfa Romeo 4C.

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UN GRADITO OMAGGIO - L’Alfa Romeo e l’Abarth nella seconda metà degli Anni 50 collaborarono per realizzare una sportiva leggera con un motore compatto in grado di sfruttare al meglio il positivo rapporto peso/potenza. Il progetto venne affidato all’ingegnere milanese in forza all’Alfa Romeo, Mario Colucci, e si concretizzò nel 1958 con la produzione dell’Abarth 1000 SP (SP sta per Sport Prototipo).  Si tratta di una coupé compatta basata su un telaio di tipo tubolare in acciaio, “vestita” da una carrozzeria realizzata da Bertone su disegno di Franco Scaglione, e spinta da una versione rivista del quattro cilindri della Giulietta Sprint Veloce (ridotto nella cilindrata) posizionato centralmente e capace di erogare 105 CV (la velocità massima era di 230 km/h). Ne furono costruiti 50 esemplari.
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SOTTO È UNA 4C - A 55 anni dal debutto dello storico modello, l’Abarth realizza una one-off moderna che si ispira alla storica vettura, derivata tecnicamente dall’Alfa Romeo 4C, uscita di produzione qualche mese fa. La nuova Abarth 1000 SP è una barchetta che rispettata i principi della vettura originale, che faceva della leggerezza e dell’aerodinamica i suoi punti di forza. Anche le sinuose forme della carrozzeria riecheggiano linee ed elementi estetici che caratterizzavano la sua progenitrice. Non mancano chiaramente gli iconici fari anteriori puntiformi e i fanali rotondi al posteriore. Essendo priva del tetto, la casa, per proteggere gli occupanti, ha predisposto sui vetri dei deflettori laterali sagomati che scendono verso il posteriore.
TELAIO IN CARBONIO - Sotto la “pelle” della nuova Abarth 1000 SP il telaio tubolare della storica Sport Prototipo lascia il posto a un telaio con la cellula centrale in fibra di carbonio e l’avantreno in alluminio. Il motore centrale è 4 cilindri sovralimentato in alluminio di 1742 cc, che erogare fino a 240 CV di potenza. Le sospensioni sono a triangoli sovrapposti all’anteriore, mentre al posteriore troviamo lo schema Macpherson evoluto.
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SOLO UNA - Prodotta in un unico esemplare, verrà messa in mostra nelle più importanti manifestazioni dedicate alle auto storiche.



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Fiat Punto Grama 2 ( Prototipo unico realizzato dalla Carrozzeria Maggiora S.p.A ( Moncalieri , (TO) )


La Punto Grama 2, costruita dalla carrozzeria Maggiora, è una Punto esteticamente più bombata rispetto all'originale e con motore e meccanica della Lancia Dedra Integrale!
Sulla scocca della Fiat Punto, oppurtunamente allargata, modificata e irrobustita, la torinese Maggiora ha montato tutta la meccanica della Lancia Dedra Integrale con quattro cilindri 2.0 Turbo da 119Kw - 162cv.

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motori



Torna la Fiat-Stola Destriero, spiaggina simbolo della Costa Smeralda

Gianni Agnelli e l’Aga Khan nei ricordi legati a questa vettura unica si rivede in Sardegna in occasione del Concorso d’Eleganza Poltu Quatu Classic


di Savina Confaloni





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Torna in Sardegna, per il Concorso d’Eleganza Poltu Quatu Classic, un’auto simbolo della Costa Smeralda: la Fiat-Stola Destriero con i colori dello Yachting Club. Presentata nella primavera del 1992 al Salone dell’automobile di Torino, nello stand Fiat, il prototipo era stato progettato e realizzato da Stola per diventare il tender a quattro ruote del monoscafo in alluminio Destriero, pronto per il record Nastro Azzurro nell'attraversamento dell'Atlantico sulla rotta New York - Bishop Rock. L’impresa era stata voluta e patrocinata dal principe Karim Aga Khan, che nel 1990 ebbe l’idea di realizzare la nave più veloce della storia, e appoggiata dalla Fiat di Gianni Agnelli. L’organizzazione dell’impresa fu affidata a Cesare Fiorio, a quel tempo direttore sportivo della Ferrari in Formula 1.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] L’interno della Fiat-Stola Destriero


La spiaggina della Costa Smeralda
Durante i preparativi per il record Nastro Azzurro, l’atmosfera glamour della Costa Smeralda e la moda del momento imponevano una «spiaggia» che identificasse l’impresa e servisse all’equipaggio a Porto Cervo prima della partenza per l'Inghilterra. «Avevo presentato all’ingegner Paolo Cantarella la Mirage, che nelle forme era ovviamente molto simile alla Destriero - racconta Alfredo Stola, all’epoca socio di Stola s.p.a. e oggi fondatore di Studiotorino - e dopo un rifiuto iniziale, ricevetti la telefonata dell’ingegner Di Giusto che ci chiedeva di trasformare leggermente il progetto, adattando la Mirage alle necessità di un tender per la Destriero. Ci chiesero qualche modifica ai fascioni paraurti e alle cinture di sicurezza, bianche anziché nere - continua Stola - e nuovi loghi col nome della macchina, ma il colore rimase quello».
La Mirage era stata fotografata per la prima volta a Portofino il 3 settembre del 1991, e poco dopo avrebbe cambiato, dunque, il nome in Destriero su richiesta dei vertici Fiat. La show car, che si ispirava alle Fiat 500 e 600 Jolly Ghia degli anni Sessanta , si basava sulla Fiat Panda 1000, e le linee erano del designer Aldo Garnero. I materiali impiegati negli interni erano tutti di origine nautica, e la scocca venne realizzata da Opac con sellatura della Salt dei Gavina.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Il retro della Fiat-Stola Destriero

Colori e interni
La Fiat-Stola Destriero, presentata in première mondiale nel 1992 al Salone dell’Automobile di Torino nello stand Fiat in un angolo dedicato all’ambiziosa sfida del Nastro Azzurro, piacque subito al pubblico, per quelle suggestioni di mare che riusciva a comunicare. Il trim & color era stato realizzato da Maria Paola e Alfredo Stola e il logo scelto richiamava quello dell’hotel Mirage di Las Vegas, con i colori bianco e azzurro che richiamavano quelli delle spiagge più vintage. «Quando la Fiat chiese di farla diventare parte del programma Destriero - racconta Alfredo Stola - le parti bianche della carrozzeria vennero uniformate all’azzurro, i loghi sostituiti con quelli del motoscafo Destriero e i colori delle bandiere dello Yachting Club Costa Smeralda». Questo prototipo perfettamente marciante fu in assoluto il primo realizzato dalla Stola s.p.a. con il proprio marchio. Il 20 novembre del 1995 Fiat Auto autorizzò Stola a procedere nel regolarizzare la carta di circolazione della trasformazione in «spiaggetta» senza porte con il nulla osta richiesto, e l’approvazione venne rilasciata dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione due mesi dopo.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Fiat-Stola Destriero e sullo sfondo l’omonimo monoscafo


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Che sia un 'auto caratteristica va bene, ma da concorso d'eleganza mi pare una cosa esagerata.

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Opera18 ha scritto:
Che sia un 'auto caratteristica va bene, ma da concorso d'eleganza mi pare una cosa esagerata.


È questione di gusto. Sarà rara, sarà pratica, sarà stata di Agnelli ma anche a me non pare elegante.

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1980 ca. Centro Stile Fiat - Torino

Oltre alla Ritmo prima serie con quattrofari sulla sinistra c è una berlina bianca e sullo sfondo un auto compatta

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Bello il colore di quella Ritmo.

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Fiat X 1/23: è lei l’antenata della 500 elettrica


Un filo rosso tiene unita la moderna utilitaria alla spina al prototipo con batterie al nichel-zinco che la casa torinese svelò al Salone di Torino del 1974.

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PENSATA PER AFFRONTARE LA CRISI - Così piccola da sembrare una caricatura e avvolta su tutt’e quattro i lati da vistosissime protezioni in plastica nera, si potrebbe scambiarla per un’automobilina di quelle su cui i bambini giocano a fare a sportellate negli autoscontro. Invece è un’auto vera, verissima. Oggi la Fiat X1/23 brilla sotto i riflettori dell’Heritage Hub, la nuova casa di oltre 15.000 metri quadrati che FCA Heritage, il dipartimento di Stellantis che si occupa della tutela e della diffusione del patrimonio storico dei marchi Abarth, Alfa Romeo, Fiat e Lancia, ha aperto nel 2019 negli spazi rinnovati delle ex Officine 81 di Mirafiori. Nel 1974, invece, i riflettori erano quelli del Salone di Torino: la X1/23, disegnata all’interno del Centro Stile Fiat da Gian Paolo Boano, fu presentata accanto alla nuova 131, un’auto che sarebbe ben presto entrata nel cuore e nelle case di moltissimi italiani, riscuotendo un grande successo anche all’estero. Destino diverso toccò alla minuscola sorella X1/23, assai più piccola delle city-car del tempo con i suoi poco più di due metri e mezzo di lunghezza e concepita come una possibile concreta risposta automobilistica alla crisi energetica del 1973. 
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UNA PICCOLA, GRANDE RIVOLUZIONE - La Fiat X1/23 non vedrà mai le luci della catena di montaggio, troppo audace, forse, nei suoi contenuti innovativi, ma proprio per questo oggi assume un significato fondamentale nel ripercorrere le tappe che separano l’attuale Fiat Nuova 500 elettrica dal primo prototipo a batteria della casa torinese. Per comprendere appieno la cifra innovativa del progetto va ricordato che all’alba degli Anni 70 l’elettronica che conosciamo oggi era pura fantascienza; la tecnologia delle batterie, inoltre, offriva accumulatori al piombo, pesantissimi e quindi utilizzabili unicamente su veicoli di grandi dimensioni. La Fiat stessa, in quel periodo, sperimentò la trazione elettrica su due furgoni derivati dal 900 T e dal 242, ma per una microcar da città serviva andare oltre. Così il Centro Ricerche Fiat mise da parte le batterie al piombo e adottò dei più leggeri e performanti elementi al nichel-zinco, prodotti dalla società americana Yaedney. 
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EFFICIENTE E SICURA - Con un rapporto tra peso e watt/ora più che doppio rispetto agli accumulatori al piombo, quelli al nichel-zinco consentivano alla Fiat X 1/23 di percorrere fino a 70 chilometri con una ricarica completa. La massa del motore, posizionato all’avantreno e dotato di un regolatore di tensione, era controbilanciata dalle batterie, alloggiate dietro all’abitacolo a due posti. Le innovazioni non si limitavano al gruppo motopropulsore, ma riguardavano anche la carrozzeria, sulla quale furono riproposte le barre di protezione alle portiere e i paraurti sporgenti in gomma messi precedentemente a punto nello studio dei veicoli della famiglia ESV (Experimental Safety Vehicle). Elementi che, insieme a una serie di rinforzi nella parte anteriore e posteriore del telaio, contribuirono ad aumentare notevolmente la sicurezza dell’auto rispetto agli standard dell’epoca. Con la X 1/23, inoltre, la Fiat dotò per la prima volta una vettura di dimensioni ultracompatte di un efficace impianto di climatizzazione: un equipaggiamento necessario, perché i soli deflettori posteriori apribili a compasso (i vetri anteriori erano fissi) non consentivano un adeguato ricircolo dell’aria. 
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TRA PASSATO E FUTURO - La Fiat X 1/23 non superò mai lo stadio di veicolo laboratorio, ma fu fonte di preziosi spunti per lo sviluppo di futuri veicoli a basso impatto ambientale. Nel 1990 il testimone della piccola city-car a batteria torinese fu raccolto dalla Panda Elettra, che sei anni più tardi fu protagonista di un car sharing ante litteram nell’ambito di un progetto con cui la Fiat e il Comune di Torino misero a disposizione dei cittadini nella centralissima piazza Vittorio un parcheggio d’interscambio con 20 vetture a noleggio. La famiglia Elettra si ampliò nel 1992 con la Cinquecento e nel 1998 con la Seicento, ma entrambe risultarono troppo pesanti e poco parche nei consumi per poter ambire a una produzione in serie. Il tema di una superutilitaria alla spina fu reinterpretato dalla Fiat nel 1993 con la Downtown (compatta tre posti con due motori elettrici nei mozzi ruota), nel 1995 con la ZIC (Zero Impact Car) e nel 1996 con le evoluzioni VANZIC e ZICSTR, dotate di un piccolo motore termico con funzione di “range extender”. Al 2008 risale il progetto Phylla, in cui debuttano le batterie agli ioni di litio, mentre nel 2010 negli Stati Uniti sbarca il prototipo della 500 elettrica che due anni più tardi entrerà in produzione per il solo mercato californiano. Il fil rouge prosegue con la Nuova 500 elettrica, presentata lo scorso anno con l’obiettivo di traghettare nel futuro intuizioni e innovazioni che risalgono a quasi mezzo secolo fa. 


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1966. Fiat 850 Vanessa carrozzata Ghia - prototipo

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Ha in parte anticipato le linee della successiva 127

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Fiat 132 Flares by Michelotti

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1973. Fiat 126 Campagnola - bozzetto di prototipo


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1969. Fiat 125 Special Coupé carrozzata Poccardi (creazione Frua)


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In realtà questa è nata, ma poi non ha avuto un seguito. E' stato un fenomeno tipico degli anni sessanta che ha riguardato carrozzieri specializzati in trasformazioni di veicoli speciali, come, ad esempio, ambulanze e carri funebri, affacciatisi al mondo delle fuoriserie, tentando di percorrere la strada di Moretti, Vignale, Coriasco e pochi altri, senza avere la capacità economica di industrializzare i progetti, spesso interessanti.

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1956. Studio per Fiat 600 Multipla - bozzetto

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